
Molte volte nei testi del tango il tema dell’amore viene trattato in modo particolare: se ne descrivono i patimenti, la sofferenza per l’abbandono, l’inganno, il destino avverso, con accenti drammatici che sono al limite della comprensione. Certamente il motivo è il contesto in cui sono state create certe canzoni e le loro parole, e quindi quali sentimenti del pubblico dovevano interpretare ed evocare. Non bisogna infatti scordare che un tema molto importante che caratterizzò nel secolo scorso la società argentina fu l’immigrazione, che all’inizio del Novecento aveva portato come un’ondata gigantesca e scomposta migliaia di disperati sulle coste del Rio de la Plata ed in particolare nella città di Buenos Aires. Grande era la quantità di uomini soli, che lasciavano le loro case, i loro amici e soprattutto i loro amori. Come se non fosse bastato, poi, la terra promessa era arida di donne, nettamente in minoranza rispetto agli uomini, e le poche di loro che erano disponibili erano a volte delle prostitute che di sicuro non potevano che alimentare le fantasie e le delusioni dei più sensibili.
Con questa particolare situazione come fonte di ispirazione risulta evidente come l’amore venga quasi sempre trattato descrivendo il suo aspetto corrosivo di ricordo lacerante, di impotente disfatta. Questo tema lo si trova descritto in tanti brani, con parole amare, terribili, angoscianti; basta leggere solo il titolo di tanti tanghi per farsene un’idea: Condena (Condanna), Yo no se porque te quiero (Non so perché ti amo), Desencuentro (Disincanto, abbandono, addio), Como dos extraños (Come due estranei), Nostalgias (Nostalgie), e molti altri ancora.

In questo tango, invece, le cose non sono così. Come poche volte accade nella letteratura tanguera, il testo riflette sentimenti e pensieri che raccontano un amore puro, vero, vissuto senza l’ansia di perdere l’altra persona, senza l’oppressione né la paura di essere lasciato o ingannato. Possiamo in questo brano lasciarci trasportare dalla illusione e dal sogno che un amore vero e sano ci può offrire. Già la prima strofa è una boccata di ossigeno per noi ottimisti:
Avvicinati
e sentirai il mio cuore
battere felice
Ascoltiamo Esta noche de luna nella bellissima versione dell’Orquesta Carlos Di Sarli del 1943 con la voce di Roberto Rufino. E’ interessante notare come le sonorità e la ritmica di Di Sarli in questo periodo siano un po’ inconsuete rispetto allo stile così caratteristico che lo rese famoso qualche anno più tardi.
Esta noche de luna – Orquesta Carlos Di Sarli – Roberto Rufino
Esta noche de luna
Tango 1944
Música: José García / Graciano Gómez
Letra: Héctor Marcó
Acercate a mi
y oirás mi corazón
contento latir
como un brujo reloj.
La noche es azul,
convida a soñar,
ya el cielo ha encendido
su faro mejor.
Si un beso te doy,
pecado no ha de ser;
culpable es la noche
que incita a querer.
Me tienta el amor,
acércate ya,
que el credo de un sueño
nos revivirá.
Corre, corre barcarola,
por mi río de ilusión.
Que en el canto de las olas
surgirá mi confesión.
Soy una estrella en el mar
que hoy detiene su andar
para hundirse en tus ojos.
Y en el embrujo
de tus labios muy rojos,
por llegar a tu alma
mi destino daré.
Soy una estrella en el mar
que hoy se pierde al azar
sin amor ni fortuna.
Y en los abismos
de esta noche de luna,
sólo quiero vivir,
de rodilla a tus pies,
para amarte y morir.
Acércate a mi
y oirás mi corazón
contento latir
como un brujo reloj.
Mi voz te dirá
Palabras de miel
que harán de tu pecho
fuego encender.
El canto del mar
repite en su rumor
qué noche de luna,
qué noche de amor.
Dichoso de aquel
que pueda decir,
yo tengo un cariño
qué dulce es vivir.
Corre, corre barcarola,
que la luna se escondió.
Avvicinati
e sentirai il mio cuore
battere felice
come uno orologio stregato.
La notte è blu,
invita a sognare,
il cielo ha acceso
la sua lanterna migliore.
Se un bacio ti do,
peccato non sarà;
colpevole è la notte
che incita ad amare.
Mi tenta l’amore,
avvicinati,
che il credo di un sogno
ci ravviverà.
Corre, corre barcarola,
verso il fiume di illusione.
Che nel canto delle onde
sorgerà la mia confessione.
Sono una stella nel mare
che oggi arresta il suo andare
per affondare nei tuoi occhi.
E il sortilegio
delle tue lebbra rosse,
per arrivare alla tua anima
il mio destino io darò.
Sono una stella nel mare
che oggi si perde nell’azzardo
senza amore ne fortuna.
E negli abissi
di questa notte di luna,
voglio solo vivere,
inginocchiato ai tuoi piedi,
per amarti e morire
Avvicinati
e sentirai il mio cuore
battere felice
come un orologio stregato.
La mia voce ti dirà
parole di miele
che faranno accendere
fuoco nel tuo petto
Il canto del mare
ripete nel suo rumore
che notte di luna
che notte di amore.
Felice chi
può dire,
io ho un amore
che dolce è vivere.
Corre, corre barcarola,
che la luna si è nascosta.

L’autore della musica è il direttore, violinista e compositore José Garcìa. Dopo aver frequentato il Conservatorio National de Buenos Aires iniziò ad insegnare musica e violino in un nuovo conservatorio da lui creato e diretto. Formò subito un’orchestra da camera con i migliori alunni del suo corso per interpretare i brani degli autori che lui amava, come Schubert, Beethoven, Gounod. Ma ben presto si rese conto che le richieste musicali erano molto più allettanti in termini di pubblico e quindi di lavoro sul genere che imperversava in quegli anni Trenta nella città porteña: il tango. Si dedicò con entusiasmo alla trasformazione della sua orchestra curando tutti i dettagli, anche l’abbigliamento dei componenti. Si ricorda al riguardo nell’ambiente tanguero un simpatico aneddoto. Per la prima esecuzione pubblica José Garcia cercò di dare un aspetto elegante e distinto alla sua orchestra e così riuscì a trovare una partita di vestiti da uomo grigi ad un prezzo veramente concorrenziale. Li acquistò per tutti i suoi musicisti. Da quel giorno il pubblico iniziò a chiamarli Los grises (I grigi), nome che poi divenne definitivamente Zorros grises (Le volpi grigie), dal brano di Rafael Tuegols Zorro gris, che veniva utilizzato come presentazione dell’orchestra e come cortina musicale.
Ascoltiamo adesso altre due interpretazioni, immancabili visto lo spessore degli esecutori. La prima è dell’Orquesta di Osvaldo Pugliese che, con la voce fatta di velluto di Jorge Maciel, registrò questo brano nel 1955.
Esta noche de luna – Orquesta Osvaldo Pugliese – Jorge Maciel
La seconda è di Francisco Canaro con la voce di Carlos Roldan. Era il 28 giugno 1944.
Esta noche de luna – Orquesta Francisco Canaro – Carlos Roldan
Un’incursione anche tra le esecuzioni contemporanee, per una interpretazione ricca ed intensa.
Ariel Ardit y Orquesta Típica en vivo
Ed ora un po’ di ballo con una bellissima interpretazione dei mitici Corina de la Rosa y Julio Balmaceda.
Anche i campioni del mondo di tango salòn del 2009 Yroshi y Kioko si sono cimentati in questo brano in una delle loro prime esibizioni dopo aver conquistato l’ambito primato. La milonga è il tempio porteño del tango: il Salon Canning.
Concludiamo questo post con tre documenti filmati. Il primo è di Osvaldo Pugliese ,“l’uomo della eterna sorrisa”, con Enrique Dumas in un programma classico televisivo “Grandes valores del Tango” con una piccola intervista.
Il secondo è Esta noche de luna cantata da Libertad Lamarque, con le sonorità che ci riportano nelle atmosfere in bianco e nero degli anni Quaranta.
E per finire, come un bellissimo saluto, ascoltiamo la magnifica interpretazione di Esta noche de luna, resa proprio dal suo autore, José Garcìa, che è riuscito a regalarci in modo perfetto l’atmosfera notturna e la delicata dolcezza di questo magnifico brano. Canta Alfredo Rojas.
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