Continua dalla I parte…
… ma prima di continuarla facciamo qualche passo indietro.

Le origini di Enrique Santos Discépolo, come per gran parte dei nomi che popolano il mondo del tango, sono chiaramente italiane. Il padre, Santo Discépolo, nasce e cresce a Napoli dove inizia già da piccolo a studiare musica. Si diploma a pieni voti al Conservatorio Reale in contrabbasso e suonando ed insegnando inizia la sua carriera di musicista stimato e ricercato.
Presto però un episodio amoroso rischia di compromettere non solo la sua reputazione ma anche la sua integrità. L’unica soluzione resta la fuga, il più lontano possibile, addirittura in Argentina.
All’età di 21 anni sbarca a Buenos Aires, è il 1871, e si dedica da subito all’esercizio della sua professione riscuotendo un ottimo successo tanto da integrare importanti orchestre.
Nella famiglia Discépolo l’arte, la musica e la creatività sono di casa. Il primo dei due figli, Armando, sarà un importate autore ed attore di teatro, il secondo, Enrique, inizialmente cresciuto nella compagnia teatrale del fratello maggiore, diventerà, grazie all’enorme successo ottenuto nel mondo del tango, il Discépolo passato alla storia.

Enrique Discépolo, o Discepolín come veniva chiamato dagli amici, fu, come il fratello, autore ed attore teatrale. La grande fama che ottenne con i tanghi degli anni ’30, Cambalache, Yira … yira e Esta noche me emborracho lo portarono anche nel mondo del cinema, prima come autore di temi musicali ed attore, poi come regista. Queste interpretazioni sono preziose perché ci permettono di conoscerlo un po’ meglio, di guardarlo ancora oggi nei suoi gesti veloci ed esagerati, mentre la sua voce un po’ nasale investe l’ascoltatore con ondate di parole.
Le sequenze sono del film El Hincia del 1951
Nella prima parte della biografia eravamo rimasti al 1928 con i due tanghi Chorra e Esta noche me emborracho. Quest’ultimo brano rappresentò un importante punto di svolta della vita di Discépolo: prima di tutto gli permise di avere una certa popolarità e sicurezza economica grazie al grande successo che riscosse in Argentina e nel mondo intero; ma fu anche la causa indiretta dell’incontro con quella che sarà il tormento, la gioia amorosa e grande fonte di ispirazione: la cantante Tania.
Nel cabaret Les Follies, Enrique stava comodamente conversando con degli amici quando una cantante sconosciuta di origine spagnola, una tal Tania Mexican, iniziò ad interpretare alcuni tanghi, accompagnata al pianoforte da un pianista di Bahia Blanca trasferitosi da qualche anno a Buenos Aires. Il pianista nell’ombra della sala era Carlos Di Sarli.

Quella sera Tania fece un vero affronto all’autore emergente da tutti conosciuto ed ammirato: osò non cantare Esta noche me emborracho, nonostante insistenti richieste del pubblico e ben sapendo della presenza in sala di Enrique.
La sera dopo Discépolo tornò a Les Follies, per ascoltare ancora Tania, incuriosito da quella cantante vestita da gitana che cantava con gesti rotondi e sensuali come se volesse accompagnare le parole nell’aria. Finalmente l’autore aveva incontrato la sua interprete, o meglio Tania lo aveva catturato.

Tania sarà per Discépolo l’essenza del femminile, del mondo sconosciuto nel quale cercava, alcune volte con disperazione, una strana combinazione di protezione materna e di trappola seduttrice.
I due vivranno insieme per tutta la vita di Discépolo, e per lui sarà un amore tormentato a causa dei continui tradimenti di lei. Considerando questo sofferto rapporto risulta molto chiaro comprendere la causa ispiratrice di molti dei suoi tanghi.

Forse una prova inconfutabile è il tango Soy un Arlequin composto solo qualche mese dopo aver iniziato la sua storia d’amore. Anche in questo brano l’humor discepoliano si può scorgere dalle prime battute. Il protagonista fa la solita autoironia dichiarando di essere, già dal primo verso, un arlecchino, ossia una macchietta comica, un burlone che ride e scherza e che prende in giro, soprattutto se stesso.
L’immagine comica è portata all’estremo del grottesco quando questo arlecchino, che scomposto e felice salta e balla per l’amata peccatrice, confessa di aver sognato di essere Gesù che salva dalla dannazione la Maddalena, un Gesù che alla fine finisce per inchiodarsi da solo alla sua croce.
Soy un arlequín,
un arlequín que canta y baila
para ocultar
su corazón lleno de pena.
Me clavó en la cruz
tu folletín de Magdalena
porque soñé
que era Jesús y te salvaba.
Me engañó tu voz,
tu llorar de arrepentida sin perdón
Eras mujer… ¡Pensé en mi madre
y me clavé!
Sono un arlecchino,
un arlecchino che salta e balla
per occultare
il suo cuore pieno di pena.
Mi inchiodò alla croce
la tua storia da Maddalena
per la quale sognai
che ero Gesù e ti salvavo.
Mi ingannò la tua voce,
il tuo piangere da pentita senza perdono
eri donna … Pensai a mia madre
e mi inchiodai !
Addirittura chiede scusa all’amata per la sua eccessiva bontà e per non saper far di più, per dimostrare il proprio amore, se non soffrire.
Viví en tu amor una esperanza
la inútil ansia de tu salvación.
¡Perdonáme si fui bueno!
Si no sé más que sufrir.
Vissi nel tuo amore una speranza
la inutile ansia della tua salvezza.
Perdonami se fui buono
Se non so far di più che soffrire.
Il tango viene poi concluso con la firma inconfondibile di Discépolo, con quelle cinque parole, solo cinque, che lasciano il pensiero per qualche istante nel vuoto.
Si he vivido entre las risas
por quererte redimir.
¡Cuánto dolor que hace reír!
Se ho vissuto tra le risa
per volerti redimere.
Quanto dolore fa ridere !
Come in tutti i tanghi di Discépolo, il finale porta ad una rivelazione ed obbliga a riprendere ed ascoltare tutto di nuovo, questa volta però cercando il vero e nuovo significato delle parole.
Anche la musica, composta sempre da Discépolo, presenta una novità nell’ambito dei tanghi cantati. Ha un andamento circolare nella continua riproposizione dello stesso tema, ogni volta variato per intensità sonora e andamento ritmico. La melodia sale e scende dolcemente per arrivare poi a saltellare in fine di battuta, con accenti sincopati; sembra proprio di vedere la camminata burlesca, il saltare e ballare imprevedibile ed un po’ scomposto di un Arlecchino.
Soy un arlequin
Tango 1929
Musica y letra: Enrique Santos Discépolo
Orquesta Francisco Lomuto – Canta Charlo (1929)
Il tango comico per antonomasia nella produzione discepoliana è Justo el 31, composto nel 1930 e basato su un fatto realmente accaduto a Montevideo l’anno precedente. L’autore non fu mai entusiasta di questa sua composizione perchè reputava l’effetto comico troppo evidente e diretto, e quindi un po’ distante dal suo stile.
Justo el 31
Tango 1930
Musica y letra: Enrique Santos Discépolo
Orquesta Juan D’Arienzo – canta Marios Busots (1958)

Una ulteriore prova delle sua capacità di grande creatore di melodie, Discépolo la da con il vals Sueño de juventud, composto nel 1931. Si tratta di un brano molto lontano rispetto ai tango-vals dell’epoca, caratterizzati da andamenti ritmici incalzanti, precisi e rigorosi nel compas, basti pensare ad esempio ai vals di Biagi. Discépolo stupisce ancora andando contro corrente e proponendo un vals vaporoso, uscito da un’altra dimensione, una poesia romantica che rimane sospesa nell’aria, proprio come un sogno ormai passato.
La magnifica melodia è accompagnata da parole poetiche che trasformano in lettere leggibili le note musicali. Incantevole la metafora delle lacrime che sfilano dagli occhi come una collana di stelle, seducente l’immagine del cuore che non sa pensare.
…
Y es un collar de estrellas
que tibio desgranan
tus ojos hermosos
llorándome así.
…
Mi pobre corazón
no sabe pensar,
y al ver que lo alejan de ti
sólo sabe llorar,
sólo sabe gemir,
sangrando al morir
en tu adiós…
…
Ed è una collana di stelle
che tiepida sfilano
i tuoi bellissimi occhi
piangendomi cosi.
…
Il mio povero cuore
non sa pensare,
e al vedere che lo allontanano da te
sa soltanto piangere,
sa soltanto gemere,
sanguinando al morire
nel tuo addio…
Sueño de juventud
Vals 1931
Musica y Letra: Enrique Santos Discépolo
Canta Francisco LLanos (1952)

Nel 1934 Discépolo è chiamato a collaborare alla realizzazione del film Alma de bandoneón, uno dei primi film argentini con sonoro sincronizzato alle immagini. L’occasione è davvero particolare ed Enrique la prende al volo creando qualcosa di unico, qualcosa che rimarrà per sempre nella storia del tango. Il primo brano composto per il film ne prende il nome, Alma de Bandoneón, ed ha come protagonista lo strumento che incarna con la sua voce melanconica l’essenza del tango. Un uomo fuori campo parla al bandoneón dicendogli di aver capito solo ora che la sua voce è una voce autentica, è una voce come umana che geme perchè ha vissuto e sofferto. L’uomo confessa al bandoneón di aver vissuto e sofferto come lui e gli promette al momento della morte di cercarlo, stringerlo tra le braccia e di donargli il proprio cuore.
Yo me burlé de vos
porque no te entendí
ni comprendí tu dolor.
Tuve la sensación
de que tu canto cruel
lo habías robao, bandoneón…
Recién comprendo bien
la desesperación
que te revuelve al gemir
¡Sos una oruga que quiso
ser mariposa antes de morir!
Io mi burlai di te
perchè non ti capii
non compresi il tuo dolore.
Ebbi la sensazione
che il tuo canto crudele
lo avessi rubato, bandoneón…
Solo ora capisco bene
le disperazione
che ti inquieta al gemere
Sei una larva che volle
essere farfalla prima di morire !
Anche in questo caso la melodia e la ritmica del pezzo sono uniche e ne fanno un brano molto conosciuto ed una scelta obbligata dai musicalizadores per le loro selezioni nelle milonghe.
Alma de Bandoneón
Tango 1935
Musica: Enrique Santos Discépolo – Letra: Enrique Santos Discépolo / Luis César Amadori
Orquesta Francisco Canaro – Canta Roberto Maida (1938)

Ma il vero capolavoro dicepoliano, il brano che è riuscito a rimanere intatto e sempre attuale per tutti gli ottant’anni dalla sua nascita, cantato e fischiettato da diverse generazioni, è Cambalache. Composto sempre per Alma de bandoneón e cantato nel film da Ernesto Famà, il tango fu subito un successo e cominciò a diffondersi con una rapidità incredibile.
Questo tango era decisamente una protesta che stava dal lato del sentito comune della gente, e in particolare della classe media e piccolo borghese profondamente pregiudicata dal tracollo dell’economia mondiale di fine anni ‘30. Mai, prima, un tango aveva rappresentato con tanta chiarezza il sentimento di coloro che non avevano possibilità di espressione. Cambalache diventò la voce della protesta popolare, una voce disincantata e violenta. Già dalla prima strofa l’atmosfera risulta subito chiara.
Que el mundo fue y será una porquería
ya lo sé…
(¡En el quinientos seis
y en el dos mil también!).
Que siempre ha habido chorros,
maquiavelos y estafaos,
contentos y amargaos,
valores y dublé…
Pero que el siglo veinte
es un despliegue
de maldá insolente,
ya no hay quien lo niegue.
Che il mondo fu e sarà una porcheria
già lo so …
(Nel cinquecentosei
e anche nel duemila !)
Che sempre ci son stati ladri,
macchiavellici e truffatori,
contenti e vigliacchi,
sfacciati e falsari …
Però che il secolo venti
sia un dispiegamento
di malvagità insolente,
non c’è chi lo neghi.

Il rigattiere, el cambalache, è il luogo perfetto dove mettere in scena la confusione e la “porcheria” che c’è nel mondo. E’ il luogo dove le cose sono rivendute, dove perdono il loro valore, è il purgatorio di tutto ciò che aspetta una seconda vita in altre mani. E’ uno spazio senza regole dove coabitano, silenziosamente, i rifiuti della vita moderna, tutti accomunati dall’ingiustizia della loro fine.
Todo es igual!
¡Nada es mejor!
¡Lo mismo un burro
que un gran profesor!
No hay aplazaos
ni escalafón,
los inmorales
nos han igualao.
Si uno vive en la impostura
y otro roba en su ambición,
¡da lo mismo que sea cura,
colchonero, rey de bastos,
caradura o polizón!…
Tutto e’ uguale!
Niente è migliore!
Lo stesso è un asino
che un grande professore!
Non ci sono bocciati
ne graduatoria,
gli immorali
ci hanno uguagliato.
Se uno vive nell’impostura
e un’altro ruba per ambizione,
e’ lo stesso che sia prete,
materassaio, re di bastoni,
faccia tosta o clandestino ! …
Tutto va bene, tutto è concesso, tanto la giustizia verrà dopo … quando ci troveremo tutti all’inferno.
E probabilmente lì si ricomincerà tutto da capo.
Cambalache
Tango 1934
Musica y letra: Enrique Santos Discépolo
Canta Julio Sosa
… continua nella III parte …
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