Continua dalla II parte…

A partire dalla fine degli anni ’30 il “mostro moderno”, così era chiamato allora il cinema, conquista definitivamente Discépolo. Nel giro di dieci anni partecipa come attore, regista oppure come compositore a ben 13 films. Se i successi delle pellicole non furono memorabili, alcuni dei tanghi che formavano le colonne sonore hanno vissuto di vita propria fino ai nostri giorni e continuano ad essere ascoltati e ballati con piacere.
E’ il caso di Tormenta, scritto nel 1939 per il film Cuatro corazones. Il tango è dal ritmo coinvolgente e dalla melodia insistente e roboante, sembra proprio di vedere i nuvoloni neri della tormenta che ammassandosi minacciosi vorticano nel cielo.
Il testo è un terribile lamento, è un angosciante grido disperato. Per leggere e per poter assorbire nel giusto modo i testi di Discépolo, io credo sia necessario cercare di comprendere quanto un carattere estremamente sensibile ed attento possa essere sconvolto da tutto ciò che gli accade attorno, dalle vicende personali fino ad arrivare alle ingiustizie del mondo. Discépolo cercava di colmare questo disagio con una eccessiva e dissennata generosità, con un’attenzione ben oltre il limite della avventatezza per i problemi, soprattutto economici, delle persone che lo circondavano.
In quegli anni la crisi economica era quasi passata, ma i danni irrimediabili causati dal suo passaggio erano rimasti visibili a tutti, per le strade, negli angoli delle vie. La società argentina era stata squarciata in due mondi che non comunicavano tra di loro. L’ingiustizia sociale era ormai all’estremo ed in una città che ricominciava a luccicare in modo sfarzoso e sfacciato, risultava ancora più assurda e dolorosa … l’indifferenza del modo.
¡Aullando entre relámpagos,
perdido en la tormenta
de mi noche interminable,
¡Dios! busco tu nombre…
No quiero que tu rayo
me enceguezca entre el horror,
porque preciso luz
para seguir…
¿Lo que aprendí de tu mano
no sirve para vivir?
Yo siento que mi fe se tambalea,
que la gente mala, vive
¡Dios! mejor que yo…
Urlando in mezzo a lampi,
perduto nella tormenta
della mia notte interminabile,
Dio ! cerco il tuo nome …
Non voglio che il tuo raggio
mi acciechi tra l’orrore
perchè ho bisogno di una luce
per continuare …
Quello che ho imparato dalla tua mano
non serve per vivere ?
Io sento che la mia fede vacilla,
che la gente cattiva, vive
Dio ! meglio che me …
In questo tango Discépolo mostra la sua vera faccia, senza alcuna ironia, senza suscitare nemmeno un sorriso, facendo sparire completamente l’usuale humor. Tutto è tremendamente serio e l’abbandono di Dio diventa un’orazione ribelle ma allo stesso tempo piena di pietà.
In Europa stava scoppiano la seconda guerra mondiale ed alcuni versi suonano come una premonizione inquietante.
Si hoy la infamia da el sendero
y el amor mata en tu nombre,
¡Dios!, lo que has besao…
El seguirte es dar ventaja
y el amarte sucumbir al mal.
Se oggi l’infamia da il sentiero
e l’amore uccide nel tuo nome,
Dio ! quello che hai baciato …
Seguirti è dar vantaggio
e amarti soccombere al male
Tormenta
Tango 1939
Musica y letra: Enrique Santos Discépolo
Orquesta Carlos di Sarli – canta Mario Pomar 1954

La “porcheria” del mondo denunciata in Cambalache, con metafore mordaci e geniali, qui diventa un grido di dolore in mezzo ai fulmini della tormenta, un urlo sordo.
Lo stato d’animo di Discèpolo di sicuro non migliora con gli anni. A tormentarlo adesso sono arrivate anche le angosce patite per il suo rapporto con Tania. I continui tradimenti della compagna con la quale convive da più di dieci anni, il suo primo ed unico grande amore, lo perseguitano e gli innescano nell’animo pensieri sempre più cupi, che vengono subito assorbiti ed elaborati dai suoi tanghi.
In Infamia, composto nel 1941, l’ipocrisia morale della società obbliga una donna dal passato vergognoso ad abbandonare l’uomo che ha cercato di redimerla. Gli attori del dramma non hanno libertà, sono prigionieri dei pregiudizi, sono protagonisti involontari, come delle marionette, di un palcoscenico che non gli appartiene e dal quale non possono fuggire.
Il protagonista racconta di come volesse cancellare il passato vivendo per il futuro, ma come la gente, invece, con ferocità brutale ha fatto diventare, per il proprio divertimento, la coppia di amanti in una coppia di pagliacci.
La gente, que es brutal cuando se ensaña,
la gente, que es feroz cuando hace un mal,
buscó para hacer títeres en su guiñol,
la imagen de tu amor y mi esperanza…
A mí, ¿qué me importaba tu pasado…?
si tu alma entraba pura a un porvenir.
Dichoso abrí los brazos a tu afán y con mi amor
salimos, de payasos, a vivir.
La gente è brutale quando si accanisce,
la gente, che è feroce quando fa male,
cercò come marionette per il suo spettacolo
la immagine del tuo amore e delle mia speranza …
A me che importava del tuo passato … ?
se la tua anima entrava pura nel futuro.
Felice aprì le braccia alla tuo affanno
e con il mio amore uscimmo, da pagliacci, a vivere
L’effetto amaro, grottesco è reso dalla musica, sempre composta da Discépolo. Un ritmo incalzante, come divertito, sembra descrivere il sorriso ironico sulla faccia della “gente”, che incurante della tragedia personale del protagonista assiste divertita al suo spettacolo. Un popolo di guardoni, che con occhi curiosi ed un po’ annoiati entrano nell’intimità di vite semplici, di delicati equilibri. Il risultato è come al solito tremendo e definitivo … il suicidio di lei.
Infamia
Tango 1941
Musica y letra: Enrique Santos Discépolo
Orquesta Juan D’Arienzo – Canta Hector Maure 1941
Nel 1940, durante una serata organizzata da Carlos Di Sarli, Discépolo conosce il musicista Mariano Mores, enfant prodige del tango dell’epoca e al momento preziosissimo pianista dell’orchestra Francisco Canaro. L’incontro casuale darà i suoi frutti, infatti Mores, entusiasta, propone al maestro Discépolo una partitura appena scritta dal titolo Cigarillos en la oscuridad, sperando di dare alla luce presto un tango che passi alla storia.
Dopo quell’incontro i due si ritrovano ancora diverse volte ma il giovane pianista mai domandò della sorte di quella musica. Forse Mores aveva perso le speranze e forse ogni tanto pensava con rammarico alla sua partitura dimenticata in qualche cassetto della confusa scrivania del Maestro.
Ma i tempi ed i modi di Discépolo sono particolari, l’alchimia della composizione poetica ha regole che prescindono dal tempo; il processo di distillazione della mente e nell’anima richiederà più di tre anni.
Uno, questo sarà il nome finale del brano, sarà uno dei più importanti tanghi di tutto il genere e diventerà immortale.
Anche questa volta Discépolo crea qualcosa di nuovo, di sorprendente. Su una musica densa e con una melodia magnifica distende, come un lenzuolo soffice, le sue parole che diventano più una storia raccontata che una canzone.
Uno, busca lleno de esperanzas
el camino que los sueños
prometieron a sus ansias…
Sabe que la lucha es cruel
y es mucha, pero lucha y se desangra
por la fe que lo empecina…
Uno va arrastrándose entre espinas
y en su afán de dar su amor,
sufre y se destroza hasta entender:
que uno se ha quedao sin corazón…
Precio de castigo que uno entrega
por un beso que no llega
a un amor que lo engañó…
¡Vacío ya de amar y de llorar
tanta traición!
Uno, cerca pieno di speranze
il cammino che i sogni
prometteron alle sue ansie …
Sa che la lotta è crudele
ed è tanta, però lotta e si dissangua
per la fede in cui si ostina …
Uno va trascinandosi tra spine
e nel suo affanno di dare amore,
soffre e si strozza fino a capire:
che uno è rimasto senza cuore …
Prezzo del castigo che uno regala
per un bacio che non arriva
e un amore che lo ingannò …
Vuoto già di amare e di piangere
tanto tradimento !
Inizialmente il brano era intitolato Si yo tuviera el corazón (Se io avessi il cuore), dalle prime parole del ritornello. Ma dato il grande successo del brano, molte orchestre lo inserirono nel proprio repertorio e si trovavano costrette a ripeterlo diverse volte ogni serata a causa delle continue richieste del pubblico, che semplicemente alzava l’indice della mano al cielo. Quel gesto che indicava il numero uno, la prima parola del brano, divenne così popolare che portò addirittura alla sostituzione del nome del brano.
Uno
Tango 1943
Musica: Mariano Mores – Letra: Enrique Santos Discépolo
Orquesta Anibal Troilo – canta Alberto Marino 1943

Nel 1945 Discépolo e Tania decidono di abbandonare la loro casa di campagna e tornare a vivere in città, nel centro di Buenos Aires. La loro relazione durava da quasi vent’anni ma i tempi delle passioni e delle emozioni per Tania erano ormai finiti da tempo. Enrique la amava ancora profondamente ma assisteva senza poter far nulla all’evolversi delle loro nature completamente diverse. Il loro rapporto ormai non era nulla di più che non un’alleanza artistica ed una reciproca promessa di sostegno e compagnia nella vecchiaia. Tania era lo scandalo degli amici di Enrique, vivendo con la libertà di uomo o di una vedova allegra che non doveva rendere conto a nessuno.
Se Discépolo non reagisce direttamente di fronte all’indifferenza di Tania, lo fa a modo suo, scrivendo una canzone che fa esplodere tutto il suo dolore. E’ Canción desesperada del 1945, un tango che ha come protagonista la canzone stessa che in prima persona si presenta.
¡Soy una canción desesperada…!
¡Hoja enloquecida en el turbión..!
Por tu amor, mi fe desorientada
se hundió, destrozando mi corazón.
Dentro de mí mismo me he perdido,
ciego de llorar una ilusión…
¡Soy una pregunta empecinada,
que grita su dolor y tu traición..!
Sono una canzone disperata !
Foglia impazzita nel temporale … !
Per il tuo amore, la mia fede disorientata
affogò, strozzando il mio cuore.
Dentro me stesso mi sono perso,
cieco dal piangere una illusione
Sono una domanda ostinata
che grida il suo dolore e il tuo tradimento … !
La domanda ostinata che tortura è il perché dei sogni, il perché di tante illusioni, il perché dell’ingiustizia anche nell’amore.
¡Sí!, ¿porqué me enseñaron a amar,
si al amarte mataba mi amor?
Perchè mi insegnarono ad amare,
se l’amarti uccideva il mio amore ?
Canción desesperada
Tango 1945
Musica y letra: Enrique Santos Discépolo
Orquesta Anibal Troilo – canta Alberto Marino
0 commenti