Horacio Salgán

Scritto da Oreste Candela

Agosto 31, 2018

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Ci sono dei nomi che sono delle definizioni, poche lettere combinate in modo perfetto evocano immediatamente idee, colori, forme, suoni. Nel mondo del tango Horacio Salgán appartiene a questo esclusivo gruppo di geni che hanno saputo reinterpretare il genere e creare qualcosa di nuovo, di immortale. Ognuno a suo modo, ognuno con il suo stile più o meno estroverso e diretto, personaggi come Osvaldo Pugliese, Astor Piazzolla, Anibal Troilo e Horacio Salgán sono riusciti in modo esclusivo a far rinascere il tango e a farlo diventare una vera e propria opera d’arte.

Prima di tutto qualche nota su i suoi inizi, ma solo per far meglio comprendere come il Maestro Salgán respiri, pensi, viva interamente immerso dalla musica da più di novanta anni.

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Horacio Salgán nasce a Buenos Aires il 15 giugno del 1916 nelle vicinanze del mercato di Abasto. Già alla precoce età di sei anni iniziò a suonare il pianoforte e ben presto lo strumento diventerà il suo più intimo ed inseparabile amico. A 13 anni era il migliore alunno del conservatorio municipale e suonava con straordinaria predisposizione Bach, Beethoven, Chopin, Debussy e Ravel . Nel 1930 per sostenere economicamente la famiglia iniziò a lavorare, scegliendo però intelligentemente sempre qualcosa che gli permettesse di continuare a suonare ed esercitarsi. Diventò, come molti suoi futuri colleghi, il pianista di cinema muti, ma anche organista di chiesa, accompagnatore di orchestrine da ballo, di cantanti del quartiere. Ci volle poco però prima che qualcuno comprendesse realmente il suo genio. A 18 anni fu contattato come pianista solista e per accompagnare cantanti a Radio Belgrano, e poi in altre emittenti. Il mondo del tango si aprì a lui e lo accolse due anni dopo, a soli 20 anni, quando fu scoperto da Roberto Firpo, colonna portante della Guardia Vieja, che lo integrò come pianista nella sua orchestra. Nello stesso anno, il 1936, un altro mito del tango, Miguel Caló, lo venne a cercare e gli affidò gli arrangiamenti della sua orchestra.

E’ arrivato ora il momento di presentare musicalmente il signor Horacio Salgán, e lo facciamo con uno dei suoi capolavori, A fuego lento composto nel 1953. Ascoltiamolo in una registrazione fatta con la sua orchestra nel 1954.

A fuego lento – Horacio Salgán y su Orquesta

Questa brano è stato registrata recentemente dallo stesso autore nel 1998 per il film “Tango” di Saura. Non perdiamo quindi l’occasione riascoltandolo, questa volta guardando i protagonisti in un estratto del film. Al suo fianco ci sono altri tre mostri sacri del tango, Ubaldo De Lio alla chitarra, al violino Antonio Agri ed al bandoneón Nestor Marconi. Completa il Nuevo Quinteto Real Oscar Giunta al contrabbasso.

Guardare la musica che prende forma, le mani che si muovono, il genio creativo che vive nota per nota addirittura cantandola, fa venire la pelle d’oca.

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Dopo aver lavorato per alcuni anni con le mitiche orchestre di Miguel Caló e Roberto Firpo, Salán decide di creare un proprio “conjunto” con il quale iniziare a proporre il tango a sua maniera. Era l’anno 1944 e espressioni musicali diverse si incontrano e confluiscono nei saloni porteños. C’era il vitale e coinvolgente Jazz, la calda musica tropicale e brasiliana, il vals europeo. Però era fondamentalmente il tango che risplendeva ovunque e riusciva con il suo spirito trasformista ad assimilare tutto senza sfigurarsi. Tutta Buenos Aires respirava al suo ritmo perché i tanghi contenevano le storie di quegli uomini, di quel popolo, ed era quindi presente in tutti gli angoli cittadini. La sua origine di musica di provincia, “orillera“, di bordelli e locali malfamati, ormai era un passato. Il profetico verso di un tango di Discépolo ormai si era compiuto:

Subió del sórdido barrialbuscando el cieloUscì dai sordidi quartiericercando il cielo

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I periodi in cui Salgán lavorò e compose per orchestra furono due: il primo dal 1944 al 1947 ed il secondo dal 1950 al 1957. In entrambe i momenti la maggior parte dei temi furono strumentali con arrangiamenti molto originali e non sempre ballabili. Questo identifica una delle caratteristiche personali della musica di Salgán e in quel periodo fu senz’altro una scelta molto coraggiosa ed in netto contrasto con lo stile dell’epoca, dove si esibivano orchestre con repertorio esclusivamente ballabile oppure dove il cantante era l’attrazione principale, osannato dal pubblico. Un nuovo tanguismo cominciava a farsi sentire a Buenos Aires, un tango profondamente legato alle sue origini però sostanzialmente vivificato.

Ascoltiamo due brani registrati nel 1954: Boedo di Julio De Caro e Gallo Ciego di Augustín Bardi. Si può vedere la genialità di Salgán comprendendo la sua grande capacità, nell’interpretare tanghi, di mantenere lo spirito ed il senso originario del brano, ma riuscendo allo stesso momento a valorizzarlo al massimo e a farlo risplendere come mai prima. La visione orchestrale dove tutti gli strumenti partecipano da protagonisti, intrecciandosi e rincorrendosi è il tocco magico di Salgán.

Boedo – Orquesta Horacio Salgán

Gallo ciego – Orquesta Horacio Salgán

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La grande personalità e la sicurezza di Salgán che traspare dal suo modo unico di far musica, si manifestava di continuo anche nell’ambiente tanguero dell’epoca e ci è riportata da una infinità di aneddoti.; riportiamone uno.  Nel 1944 sceglie come cantante della sua orchestra Edmundo Rivero, un omone di sicuro non famoso in quei tempi, con una voce baritonale che era incomprensibile per le abitudini dell’epoca dove i cantanti avevano un sottile voce da tenore. Per Salgán quello era il suo cantante, era il timbro che serviva alla sua orchestra, e nulla gli poteva far cambiare idea.

Durante la prima importante audizione, nelle sale di registrazione della RCA, un direttore musicale della casa discografica si avvicinò a Salgán e gli disse “guarda la tua orchestra suona molto bene e mi piace, però il cantante sembra abbia la bronchite, devi cambiarlo con uno con una voce normale“. La reazione del ventottenne maestro, che in quella importante audizione senz’altro riponeva molte speranze, rispose che se non era con Rivero non si faceva niente, fece un cenno agli altri musicisti e se ne andarono tutti via.

Ascoltiamo una bellissima versione di quell’epoca di Bandoneon Arrabalero con la vociona inconfondibile di Edmundo Rivero, sorridendo un po’ al pensiero della grande occasione persa da quel poco fantasioso direttore della RCA.

Bandoneon Arrabalero – Orquesta Horacio Salgán, canta Edmundo Rivero

Nel 1953 Salgán lanciò un cantante che avrebbe poi avuto una parte molto importante nella storia a venie del tango: Roberto Goyeneche ”El Polaco”. Solo dopo quattro anni però sciolse l’orchestra, dedicandosi alla composizione e alle esecuzioni per formazioni più raccolte. Il tango stava entrando in un periodo molto difficile, i tempi stavano cambiando, nuovi ritmi come il Rock&Roll stavano contagiando le nuove generazioni e le migliaia di sostenitori degli anni quaranta che riempivano le milonghe e le sale da concerto si stavano riducendo notevolmente. Di questo periodo sono brani che rimarranno per sempre nella discografia tanguera come A fuego lento, che abbiamo ascoltato in apertura di questo post, e soprattutto come Don Agustín Bardi. Gustiamocelo nella versione dello stesso autore e poi in quella forse più conosciuta di un altro genio del tango: Osvaldo Pugliese.

Don Agustín Bardi – Orquesta Horacio Salgán

Don Agustín Bardi– Orquesta Osvaldo Pugliese

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Finita l’esperienza orchestrale Salgán iniziò una collaborazione e una amicizia che lo porterà sui palcoscenici di tutto il mondo per più di cinquant’anni. Nel 1957 incontro nel locale Jamaica a Buenos Aires all’angolo tra Paraguay e San Martín un grande chitarrista: Ubaldo De Lio. Dotati di una inusuale affinità comune, avendo percorso entrambe un lungo cammino di evoluzione e di studio della musica, conoscendo entrambe diversi generi musicali, fu semplice “sommarsi”, integrarsi per il naturale desiderio di fare musica e sfruttare quello che amavano. Già dai primi concerti il duo guadagnò un importante prestigio il quale portò numerose possibilità di lavoro. Arrivarono le serate in radio, televisione, nei locali della capitale e di tutto l’entroterra Argentino. Nel 1960 incisero il loro primo disco. La loro collaborazione si intensifico notevolmente a partire dalla metà degli anni ’70, realizzando concerti che sono rimasti nella memoria dei fortunati spettatori.

Sono numerose le testimonianze dei presenti alle serate del due Salgán-De Lio, che raccontano di un’atmosfera surreale, di un silenzio religioso durante le esecuzioni dei due musicisti, di una tensione densa ricca di aspettative e di soddisfazione. I bar, i locali notturni più rumorosi e trafficati diventavano dei templi dove in centinaia quasi non si respirava, ipnotizzati, nell’attesa di esplodere in un applauso di ringraziamento. E’ bello pensare che uno dei momenti descritti possa essere quello immortalato dal nastro magnetico nel 1998 all’Hotel Sheraton di Buenos Aires.

Corralera – Duo Salgám De Lio

Ascoltiamoli ancora e guardiamoli in Mano Brava.

Horacio Salgàan, forse l’ultimo grade del tango, si è spento a Bunos Aires il 19 agosto 2016 all’età di 100 anni.

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