Questo vals è uno dei più sentiti e ballati in milonga ed i motivi principali sono la sua orecchiabilità ed un tempo molto ben scandito e facile da “leggere”.
Inoltre il brano è pieno di punti accentati, riprese e chiusure molto ben marcate che ben si prestano ad essere sottolineate con il ballo.
Ne vedremo un esempio da antologia con Naveira e Anne successivamente.
Il brano, scritto nel 1938 da Héctor Palacios per la musica e Máximo Orsi per il testo fu uno dei primi che Rodolfo Biagi esegui con la sua nuova orquesta tipica quando, uscito dall’orchestra di D’Arienzo, la fondò.
Il brano ci serve anche da spunto per parlare brevemente degli “Estribillistas”, i primi cantanti di Tango degli anni 20 e 30 mentre ricordiamo che prima di allora il Tango era quasi esclusivamente musicale.
Infatti l’estribillo, che si può tradurre più o meno in italiano come ritornello di un tango, nacque qualche tempo dopo rispetto alla musica. La caratteristica principale dei brani di questo tipo sta nel fatto che la maggior parte è solamente suonata mentre al “povero” cantante viene riservata solo una piccola comparsa verso la fine del brano.
Alcuni ritengono questi i soli tanghi cantati adatti ad essere ballati, ma è un opinione altamente discutibile.
Vediamo di spiegarci meglio prendendo ad esempio proprio il Viejo portón:
il brano dura 2:32, rappresentiamolo con una barra:
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
la parte cantata è da 1:53 a 2:10 ( la parte rossa)
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Come vedete è veramente solo una piccola parte, tant’è vero che del testo scritto da Orsi viene cantata solo la seconda strofa.
E’ venuto il momento di ascoltarlo e di leggerne il testo ( la parte che viene cantata è quella rossa)
Viejo Porton Rodolfo Biagi y Orquesta tipica, canta Teófilo Ibáñez 1938
Viejo portón
Vals
Música: Héctor Palacios
Letra: Máximo Orsi
Sangraba en la noche, su canto de angustia,
tus labios temblaban de intensa emoción,
estrofas dolientes, humildes y mustias
colgó del alero del viejo portón.
En sombras envueltos, sin más compañía,
que el dulce recuerdo de un hondo querer,
así su guitarra, profunda gemía
vibraban sus cuerdas, como una mujer.
Suplico del viento, voces de los llanos,
rezos angustiosos, quejas de dolor,
pájaros errantes que una primavera
como un sol de fuego chamuscó el amor.
Fuerte fue el cariño como un algarrobo,
que un hachazo al tiempo, fácil lo partió,
y hoy en el silencio largo de una ausencia,
llora una guitarra, junto a su cantor.
¡Te quiero!, susurran, a orillas del río
las largas melenas, del sauce llorón,
florecen los ceibos que moja el rocío
tristón en su rojo, como un corazón.
Las aves y el viento musitan: ¡Te quiero!
Te dicen cantares con santo fervor,
mas yo en mi silencio, paciente te espero
y rondo en tu vida como un girasol.
Sanguinava nella notte, il suo canto di angoscia,
le tue labbra tremavano di intensa emozione,
strofe dolenti, umili ed appassite
sospese alla gronda del vecchio portone.
In ombre avvolte, senza più compagnia,
che il dolce ricordo di un recondito volere,
così la sua chitarra, gemeva profondamente
vibravano le sue corde, come una donna.
Supplizio del vento, voci delle pianure,
preghiere angosciose, lamenti di dolore,
uccelli vaganti che una primavera
con un sole ardente, bruciò in amore,
forte fu l’affetto come un carrubo,
un trucco del tempo, facilmente lo separò,
ed oggi nel lungo silenzio della sua assenza,
piange una chitarra, assieme al suo cantante.
Ti voglio!, sussurrano, sulle rive del fiume
le lunghe chiome, del salice piangente,
fioriscono i ceibos che bagnati di rugiada
un po’ tristi nel loro rosso, come un cuore.
Gli uccelli ed il vento bisbigliano: Ti voglio!
Ti dicono cantando con sacro fervore,
ma io nel mio silenzio, paziente ti aspetto
e giro nella tua vita come un girasole.
Algarrobo: Prosopis pallida, albero di carrube.
Ceibo: Erithrina cristagalli, fiore nazionale argentino.
e infine vediamo e rivediamo questo vals da antologia, semplicemente sublime:
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