Al compás del corazón

Scritto da Oreste Candela

Novembre 20, 2016

Al compás del corazón è un Tango del  1942 l’autore,  Domingo Federico, suonava il bandoneón nell’orchestra di Miguel Calò ed era entrato da poco a far parte dell’orchestra.

Federico un giorno portò con sé lo spartito di questo tango e chiese ai compagni dell’orchestra di provare a suonarlo.

Ai musicisti piacque e lo volevano suonare mentre i cantanti dell’orchestra, Raúl Berón e Alberto Podestá erano dubbiosi, alla fine Federico desistette dal convincerli.

Ma ai musicisti piaceva e dunque un giorno improvvisarono di suonarlo senza avvisare Calò, come cantante si offrì Enríque Mario Francini, uno degli entusiasti del brano.

Approfittando del fatto che Calò arrivava quasi sempre in ritardo, lo suonarono “di nascosto”, prima di iniziare la  serata vera e propria .

domingo federico

E così il tango debuttò, e piacque molto al pubblico, tant’è vero che a metà serata il pubblico presente chiese a Calò di poter risentire il nuovo pezzo. Calò, che nemmeno lo conosceva, cadde dalle nuvole e chiese spiegazioni…. Che pezzo era quello che chiedevano?

A quel punto glielo fecero sentire e piacque talmente anche a lui che da quella sera lo inserì nel suo repertorio.

Si narra che  Domingo Federico per comporre la musica del tango “Al compás del corazón”, si ispirò ai battiti del cuore di una rana. Era uno studente di  medicina e durante una lezione di anatomia, il professore fece fare un esperimento. Dovevano applicare le teorie di Galvani secondo cui, grazie agli impulsi elettrici, avrebbero potuto veder battere il cuore di una rana dissezionata.

E fu proprio ascoltando il ritmo del cuore di quella rana che gli sovvenne il ritmo di un tango.

L'orchestra di Miguel Calò

Nonostante Homero Expósito, l’autore del testo,  non conoscesse la fonte d’ispirazione di Federico riconobbe nel ritmo la somiglianza con il battito di un cuore e creò versi molto belli e sentimentali che non avevano niente a che vedere con l’episodio.

Raccontò Federico che ogni volta che interpretava il tango, aveva sempre davanti a sé l’immagine del cuore di quella rana.

Non legate a questo tango, ma comunque interessanti, alcune parole di Federico che descrivono i costumi dell’epoca!

Diceva: “In quegli anni c’erano tre tipi di pubblico. Una parte che veniva solo per ascoltare e un altra composta dai ballerini: le proporzioni di questi cambiavano a seconda dell’orchestra. Poi c’era un pubblico universale: le mamme! Le mamme erano un cordone che racchiudeva la sala da ballo: più visibile nei piccoli club di quartiere e meno nei grandi saloni, però sempre presenti. La cosa comica però era che se all’uscita da un ballo sfioravi un capello alla figlia, ti uccidevano, mentre ballando potevi abbracciarla fino a -sposartela- ! ”

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Al compás del corazón (Late un corazón)

Tango – 1942
Música: Domingo Federico
Letra: Homero Expósito

Late un corazón,

déjalo latir…

Miente mi soñar,

déjame mentir…

Late un corazón

porquè he de verte

nuevamente,

miente mi soñar

porque regresas lentamente.

Late un corazón…

me parece verte regresar con el adiós.

Y al volver gritarás tu horror,

el ayer, el dolor, la nostalgia,

pero al fin bajarás la voz

y atarás tu ansiedad de distancias.

Y sabrás por qué late un corazón

al decir… ¡Qué feliz!…

Y un compás, y un compás de amor

unirá para siempre el adiós.

Ya verás, amor,

qué feliz serás…

¿Oyes el compás?

Es el corazón.

Ya verás qué dulces

son las horas del regreso,

ya verás qué dulces los reproches y los besos.

Ya verás, amor,

qué felices horas

al compás del corazón.

Palpita un cuore,

lascialo palpitare…

Mente il mio sognare,

lasciami mentire…

Palpita un cuore

perche’ ti vedrò

nuovamente,

mente il mio sognare

perchè tu ritorni lentamente.

palpita un cuore …

mi sembra di vederti tornare con l’addio.

E, al tornare, griderai il tuo orrore,

Il passato, il dolore, la nostalgia,

però alla fine, abbasserai la voce

ed imbriglierai la tua ansietà di distanza.

E saprai perchè palpita un cuore

al dire … sono felice…

E un ritmo, e un ritmo d’amore,

unirà per sempre l’addio.

E vedrai, amore,

che sarai felice….

Lo senti il ritmo ?

E’ il cuore.

E vedrai che dolci

sono le ore del ritorno,

e vedrai che dolci i rimproveri ed i baci.

E vedrai amore,

che felici ore

al ritmo del cuore.

Eccone tre versioni, partendo da quella di Miguel Calò cantata da Raúl Berón, poi Carlos Di Sarli con Alberto Podestà e in fine l’interpretazione del cantante Ariel ArditE’ interessante ascoltare le prime due versioni perché possiamo fare un confronto molto da vicino della sensibilità di quattro giganti del tango. Sembra strano che siano entrambe del 1942, ma non bisogna dimenticare che all’epoca la musica nelle sale da ballo veniva suonata dal vivo, non c’erano sistemi di riproduzione del suono di buona qualità, e quindi se un brano riscuoteva molto successo tra il pubblico era una gara tra le varie orchestre per proporre la propria interpretazione. L’incisione discografica di Di Sarli è addirittura di venti giorni prima rispetto a quella di Calò, l’orchestra in cui suonava il suo creatore, Domingo Federico.

Al compás del corazón  Orquesta Miguel Calò canta Raul Beron – 1942

Al compás del corazón – Carlos Di Sarli Alberto Podestà 1942 

Al compás del corazón – Orquesta Ariel Ardit 2011

E per finire questo post non poteva mancare un’interpretazione ballata. Ecco Paola Sanz e Facundo del Cruz accompagnati dal Quinteto Roberto Siri

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