Pedacito de cielo

Scritto da Oreste Candela

Gennaio 30, 2010

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Il vals Pedacito de cielo, un classico nel repertorio delle milonghe, fu composto nella sua musica stupenda dalla coppia Hector Stamponi e Enrique Mario Francini e nel testo poetico dall’immortale Homero Expósito. Era l’anno 1942 in piena Epoca de Oro del tango.

Stamponi aveva una folgorante attrazione verso il vals e questa sua “debolezza” si tradusse in un particolare talento che lo portò a comporre magnifiche melodie quali Flor de lino, Bajo un cielo de estrellas, oltre al capolavoro tema di questo post. Astor Piazzolla lo aveva ribattezzato, in aggiunta al soprannome “Chupita” con cui tutti lo conoscevano, con il titolo di “El Strauss porteño”.

homero exposito

Stamponi e Francini si erano conosciuti da adolescenti, quando quest’ultimo si trasferì in una città vicino a Buenos Aires, Campana, dove era nato e viveva Stamponi. L’incontro con il terzo componente del trio, il poeta che regalò una nuova forma espressiva al tango, avvenne nel modo più naturale possibile: sul treno che collegava Campana a Buenos Aires. Infatti anche Homero Expósito viveva in un paese vicino, così che nell’arco di poche decine di chilometri si erano concentrati tre dei migliori frutti che mai ebbe il tango. Terra veramente fertile.

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Il tema di Pedacito de cielo ha per oggetto un argomento più volte esplorato nel repertorio tanguero: il fluire ineluttabile del tempo che trasforma e cancella i sentimenti, che crea rimpianti. La particolarità di questo testo, però, è il modo unico di raccontare la storia, con metafore sorprendenti e romantiche.

I testimoni dell’amore sono oggetti inanimati come la ringhiera della finestra, il balcone, l’edera, i quali partecipano al sentimento vissuto dai protagonisti come fossero attivi spettatori. Sembra quasi che abbiano un proprio ruolo mentre si forma il profondo legame tra i due giovani innamorati. Una volta poi che i due protagonisti si allontanano l’uno dall’altra, questi oggetti perdono la loro coscienza, rimangono immobili in silenzio, trattenendo però come impronte indelebili il ricordo di ciò che hanno visto, che hanno ascoltato. Quindi la ringhiera che adorna la finestra che era dipinta con lamenti e canti d’amore ora è addormentata dal tanto silenzio, al pari del vecchio balcone che addirittura, al tempo dell’amore, aveva le occhiaie per le notti di passione insonni.

Pedacito de cielo

Vals – 1942

Música: Enrique Francini / Héctor Stamponi

Letra: Homero Expósito

La casa tenía una reja

pintada con quejas

y cantos de amor.

La noche llenaba de ojeras

la reja, la hiedra

y el viejo balcón…

Recuerdo que entonces reías

si yo te leía

mi verso mejor

y ahora, capricho del tiempo,

leyendo esos versos

¡lloramos los dos!

Los años de la infancia

pasaron, pasaron…

La reja está dormida de tanto silencio

y en aquel pedacito de cielo

se quedó tu alegría y mi amor.

Los años han pasado

terribles, malvados,

dejando esa esperanza que no ha de llegar

y recuerdo tu gesto travieso

después de aquel beso

robado al azar…

Tal vez se enfrió con la brisa

tu cálida risa,

tu límpida voz…

Tal vez escapó a tus ojeras

la reja, la hiedra

y el viejo balcón…

Tus ojos de azúcar quemada

tenían distancias

doradas al sol…

¡Y hoy quieres hallar como entonces

la reja de bronce

temblando de amor!…

La casa aveva una ringhiera

dipinta con lamenti

e canti d’amore.

La notte riempiva di occhiaie

la ringhiera, l’edera

e il vecchio balcone …

Ricordo che allora ridevi

se io ti leggevo

i miei versi migliori

e adesso, capriccio del tempo,

leggendo quei versi

piangiamo tutti e due !

Gli anni dell’infanzia

passarono, passarono …

La ringhiera si è addormentata dal tanto silenzio

e in quel pezzetto di cielo

rimase la tua allegria e il tuo amore.

Gli anni sono passati

terribili, malvagi,

lasciando questa speranza che non arriverà

e ricordo quel gesto dispettoso

dopo quel bacio

rubato per caso …

Forse si raffreddò con la brezza

il tuo caldo sorriso

la tua limpida voce …

Forse fuggì alle tue occhiaie

la ringhiera, l’edera

e il vecchio balcone …

I tuoi occhi di zucchero bruciato

avevano distanze

dorate al sole …

E oggi vuoi trovare come allora

la ringhiera di bronzo

tremando d’amore ! …

La versione più conosciuta, perchè più ballabile e quindi utilizzata nelle milonghe, è senz’altro quella dell’Orquesta de las Estrellas di Miguel Calò, registrata nel 1942, lo stesso anno della composizione. Nell’Orquesta di Calò suonavano in quel periodo proprio gli autori della musica, Francini e Stamponi, ed alla voce c’era un giovanissimo Alberto Podestà.

Pedacito de cielo – Miguel Calò – Alberto Podestà

Lo stesso anno registrò il brano anche la mitica Orquesta Anibal Troilo con la voce di Francisco Fiorentino. Il brano nelle mani di Troilo prende le sonorità pastose e dense che resero celebre le innumerevoli interpretazioni di Pichuco. Paragonando questa versione con la precedente di Calò, il brano risulta altrettanto ballabile ma forse, a parere di chi scrive, la parte cantata ha una scelta interpretativa con un andamento trascinato che distrae il tempo del passo.

Pedacito de cielo – Orquesta Anibal Troilo – Francisco Fiorentino

Bellissime e puramente d’ascolto le versioni di Stamponi Hector con la voce inconfondibile di Roberto Goyeneche del 1998 e quella di Adriana Varela.

Pedacito de cielo – Stamponi Hector – Roberto Goyeneche

Pedacito de cielo – Adriana Varela

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