
Il vals Pedacito de cielo, un classico nel repertorio delle milonghe, fu composto nella sua musica stupenda dalla coppia Hector Stamponi e Enrique Mario Francini e nel testo poetico dall’immortale Homero Expósito. Era l’anno 1942 in piena Epoca de Oro del tango.
Stamponi aveva una folgorante attrazione verso il vals e questa sua “debolezza” si tradusse in un particolare talento che lo portò a comporre magnifiche melodie quali Flor de lino, Bajo un cielo de estrellas, oltre al capolavoro tema di questo post. Astor Piazzolla lo aveva ribattezzato, in aggiunta al soprannome “Chupita” con cui tutti lo conoscevano, con il titolo di “El Strauss porteño”.

Stamponi e Francini si erano conosciuti da adolescenti, quando quest’ultimo si trasferì in una città vicino a Buenos Aires, Campana, dove era nato e viveva Stamponi. L’incontro con il terzo componente del trio, il poeta che regalò una nuova forma espressiva al tango, avvenne nel modo più naturale possibile: sul treno che collegava Campana a Buenos Aires. Infatti anche Homero Expósito viveva in un paese vicino, così che nell’arco di poche decine di chilometri si erano concentrati tre dei migliori frutti che mai ebbe il tango. Terra veramente fertile.

Il tema di Pedacito de cielo ha per oggetto un argomento più volte esplorato nel repertorio tanguero: il fluire ineluttabile del tempo che trasforma e cancella i sentimenti, che crea rimpianti. La particolarità di questo testo, però, è il modo unico di raccontare la storia, con metafore sorprendenti e romantiche.
I testimoni dell’amore sono oggetti inanimati come la ringhiera della finestra, il balcone, l’edera, i quali partecipano al sentimento vissuto dai protagonisti come fossero attivi spettatori. Sembra quasi che abbiano un proprio ruolo mentre si forma il profondo legame tra i due giovani innamorati. Una volta poi che i due protagonisti si allontanano l’uno dall’altra, questi oggetti perdono la loro coscienza, rimangono immobili in silenzio, trattenendo però come impronte indelebili il ricordo di ciò che hanno visto, che hanno ascoltato. Quindi la ringhiera che adorna la finestra che era dipinta con lamenti e canti d’amore ora è addormentata dal tanto silenzio, al pari del vecchio balcone che addirittura, al tempo dell’amore, aveva le occhiaie per le notti di passione insonni.
Pedacito de cielo
Vals – 1942
Música: Enrique Francini / Héctor Stamponi
Letra: Homero Expósito
La casa tenía una reja
pintada con quejas
y cantos de amor.
La noche llenaba de ojeras
la reja, la hiedra
y el viejo balcón…
Recuerdo que entonces reías
si yo te leía
mi verso mejor
y ahora, capricho del tiempo,
leyendo esos versos
¡lloramos los dos!
Los años de la infancia
pasaron, pasaron…
La reja está dormida de tanto silencio
y en aquel pedacito de cielo
se quedó tu alegría y mi amor.
Los años han pasado
terribles, malvados,
dejando esa esperanza que no ha de llegar
y recuerdo tu gesto travieso
después de aquel beso
robado al azar…
Tal vez se enfrió con la brisa
tu cálida risa,
tu límpida voz…
Tal vez escapó a tus ojeras
la reja, la hiedra
y el viejo balcón…
Tus ojos de azúcar quemada
tenían distancias
doradas al sol…
¡Y hoy quieres hallar como entonces
la reja de bronce
temblando de amor!…
La casa aveva una ringhiera
dipinta con lamenti
e canti d’amore.
La notte riempiva di occhiaie
la ringhiera, l’edera
e il vecchio balcone …
Ricordo che allora ridevi
se io ti leggevo
i miei versi migliori
e adesso, capriccio del tempo,
leggendo quei versi
piangiamo tutti e due !
Gli anni dell’infanzia
passarono, passarono …
La ringhiera si è addormentata dal tanto silenzio
e in quel pezzetto di cielo
rimase la tua allegria e il tuo amore.
Gli anni sono passati
terribili, malvagi,
lasciando questa speranza che non arriverà
e ricordo quel gesto dispettoso
dopo quel bacio
rubato per caso …
Forse si raffreddò con la brezza
il tuo caldo sorriso
la tua limpida voce …
Forse fuggì alle tue occhiaie
la ringhiera, l’edera
e il vecchio balcone …
I tuoi occhi di zucchero bruciato
avevano distanze
dorate al sole …
E oggi vuoi trovare come allora
la ringhiera di bronzo
tremando d’amore ! …
La versione più conosciuta, perchè più ballabile e quindi utilizzata nelle milonghe, è senz’altro quella dell’Orquesta de las Estrellas di Miguel Calò, registrata nel 1942, lo stesso anno della composizione. Nell’Orquesta di Calò suonavano in quel periodo proprio gli autori della musica, Francini e Stamponi, ed alla voce c’era un giovanissimo Alberto Podestà.
Pedacito de cielo – Miguel Calò – Alberto Podestà
Lo stesso anno registrò il brano anche la mitica Orquesta Anibal Troilo con la voce di Francisco Fiorentino. Il brano nelle mani di Troilo prende le sonorità pastose e dense che resero celebre le innumerevoli interpretazioni di Pichuco. Paragonando questa versione con la precedente di Calò, il brano risulta altrettanto ballabile ma forse, a parere di chi scrive, la parte cantata ha una scelta interpretativa con un andamento trascinato che distrae il tempo del passo.
Pedacito de cielo – Orquesta Anibal Troilo – Francisco Fiorentino
Bellissime e puramente d’ascolto le versioni di Stamponi Hector con la voce inconfondibile di Roberto Goyeneche del 1998 e quella di Adriana Varela.
Pedacito de cielo – Stamponi Hector – Roberto Goyeneche
Pedacito de cielo – Adriana Varela
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