Osvaldo Fresedo

Scritto da Oreste Candela

Marzo 16, 2010

Il grande innovatore del Tango.

Osvaldo Fresedo. El Pibe de La Paternal.
Musicista, attore, bandoneonista, regista e compositore, nato il 5 maggio 1897 e morto il 18 novembre del 1984.

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Osvaldo Nicolàs Fresedo nacque a Buenos Aires in seno ad una famiglia di buona condizione economica, che sembra averlo segnato artisticamente: la sua orchestra, dallo stile aristocratico e raffinato, fu la preferita dei circoli eleganti.
Sebbene il padre di Osvaldo fosse un ricco commerciante, quando il bambino aveva 10 anni la famiglia si trasferì a La Paternal, un quartiere appartato e umile, di case basse e ambiente popolare, che influì molto sul suo destino. Lì si avviò allo studio del bandoneòn.
La sua fu la carriera più estesa che si possa trovare nel tango: più di 1250 incisioni danno testimonianza di essa. La sua presenza nella discografia coprì 63 anni.
Nel 1913 cominciò a suonare in pubblico come parte integrante di un terzetto giovanile, del quale faceva parte anche suo fratello Emilio, al violino, completato da una chitarra. Oltre ad animare feste locali, si esibirono nel cafè «Paulin». Continuando a presentarsi negli altri  cafè del quartiere cominciò ad essere identificato come «El Pibe de la Paternal», distinguendosi così da Pedro Maffia, anche lui bandoneonista e conosciuto come «El Pibe de Flores», altro quartiere di Buenos Aires, non molto distante da La Paternal. Ciononostante Fresedo non riuscì mai a rivaleggiare come esecutore con Maffia. Si esibì poi nel cabaret Montmartre, invitato dall’amico Eduardo Arolas, e poi nel Royal Pigall, a richiesta di Roberto Firpo. Arolas e Firpo erano già, nella seconda decade del XX secolo, due figure fondamentali del tango come strumentisti, direttori e compositori.

Nel 1916 Fresedo costituì un memorabile duetto di bandoneòn con Vicente Loduca, registrando nel 1917 per il sigillo Victor. Una di quelle registrazioni contempla il tango «Amoníaco», prima sua opera.

Successivamente formò un trio con il pianista Juan Carlos Cobiàn e il violinista Tito Roccatagliata. L’incontro tra Fresedo e Cobiàn (che riscuoterà grande celebrità come compositore di Los Mareados, Nostalgias e altri brani) fu decisivo per la evoluzione orchestrale del tango negli anni Venti.

La delicatezza del gusto, i legati, le armonie soavi e gli assoli fantasiosi del piano erano diretti all’ascolto delle classi elevate, portando comunque ad esse il messaggio della profonda periferia, che sempre emergeva nell’arte fresediana.

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Nel 1917 aveva anche inciso per il marchio Telephone come esecutore nell’orchestra diretta da Roberto Firpo e Francisco Canaro, che si era formata per animare balli di carnevale a Rosario, la seconda città dell’Argentina, sul fiume Paranà.

L’anno seguente, Fresedo forma il suo primo complesso, in cui intervengono, tra gli altri, il pianista Jose Maria Rizzutti (compositore di Cenizas) ed il violinista Julio De Caro, che sei anni dopo rivoluzionerà il genere con il suo sestetto (e che compose in omaggio a Fresedo il tango omonimo). Fresedo si esibì con tale successo nel «Casinò Pigall» che la sua si trasformò nell’orchestra di moda.

Nel 1921, sotto contratto della Victor, viaggiò negli Stati Uniti assieme al pianista Enrique Delfino (che sarebbe l’artefice del tango romanza) e al violinista Tito Roccatagliata per integrare, assieme ad altri musicisti, l’Orchestra Tipica Select, che incise circa un centinaio di temi.

Al suo ritorno Fresedo ricompose il suo sestetto, affidando questa volta il piano a Cobiàn; nessuno come loro fu capace di introdurre il tango nelle feste dei saloni aristocratici di Buenos Aires.
Tra il 1922 ed il 1925 continuò incidendo per la Victor e poi, passato al sigillo Odeon, fu protagonista di un evento storico: accompagnò Carlos Gardel nelle due registrazioni dei tanghi Perdòn Viejita (proprio di Fresedo) e Fea. Il sistema di incisione è ancora acustico.

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Nel 1927 il successo di Fresedo è tale che mantiene in esecuzione cinque orchestre allo stesso tempo, la principale delle quali nel cabaret Tabarin, sulla Calle Corrientes, la più importante della città.

Questo lo obbliga a fare la spola da un locale all’altro per comparire almeno in ogni luogo dove suona una sua orchestra. Una di queste, che accompagnava i film muti nel cine teatro Fenix, del quartiere di Flores, era diretta dal piano di Carlos Di Sarli, che diventerà un direttore quanto meno di altrettanto successo come Fresedo e chiaramente da lui influenzato.

Fresedo ebbe l’audacia di
introdurre nel tango timbri nuovi, come
quello dell’arpa e del vibrafono, e
di utilizzare discretamente
la batteria.

Scelse con grande attenzione i suoi cantanti, che dovevano intonarsi con la squisitezza del suo stile orchestrale. Nella sua ampia carriera primeggiano i vocalisti Roberto Ray, Ricardo Ruiz, Oscar Serpa, Osvaldo Cordò, Armando Garrido e Hector Pacheco. Si appoggiò anche a musicisti di talento che come strumentisti o arrangiatori apportarono qualità all’orchestra, come nel caso del pianista Emilio Barbato ed i bandoneonisti Roberto Perez Prechi e Roberto Pansera. Anche il repertorio di Fresedo si arricchì delle opere scritte da loro, raramente riscontrabili in altri repertori. Come  compositore Fresedo fu prolifico e di successo ma generalmente superficiale. Il suo tango più celebre è il melodioso Vida mia, ma furono anche molto celebrati Pimienta, Arrabalero, Tango Mio, El Once, El Espiante, i bellissimi Aromas, Volveràs, Sollozos e Siempre es Carnaval, Ronda de Ases, De Academia, ¿Por qué? e Si de mi te has olvidado.

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Pampero[1]
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Proponiamo all’ascolto quattro brani composti da Fresedo ed eseguiti dalla Orq. Tipica Osvaldo Fresedo:

Arrabalero, 1927

(letra: Eduardo Calvo)

Vida mia, 1933

(letra: Emilio Fresedo)

El once, 1935

(letra: Emilio Fresedo)

Pampero, 1948

(letra: Edmundo Bianchi)

L’incontro con il JAZZ – Dizzy Gillespie

Si tratta di uno dei quattro brani che Dizzy Gillespie registrò con l’orchestra di Osvaldo Fresedo al   Rendez-Vous di Buenos Aires, durante il suo tour in Sud America del 1956.
Gillespie arrivò nella capitale argentina a fine luglio, per suonare in una serie di concerti al Teatro Casino della calle Maipu e subito chiese di essere messo in contatto con qualche musicista di tango.
Lo stravagante Dizzy già aveva mostrato interesse per la musica latino americana lavorando con le percussioni cubane una decina di anni prima, e comunque la sua curiosità musicale non conosceva limite.
Fresedo, per parte sua, aveva già assaggiato il jazz nel suo viaggio in Nord America del 1920, ed è nota la sua passione per le sperimentazioni di ogni tipo e per l’utilizzo di strumenti inconsueti nelle sue formazioni, come già detto.

Quando gli presentarono Gillespie non gli parve quindi vero di poter contare sull’insolito ed eccezionale contributo di una tromba di quel calibro, anche se solo per poco.
Venne dunque informalmente organizzata una registrazione dal vivo durante una delle abituali esibizioni di Fresedo al Rendez-Vous: formidabile evento al quale i fortunati avventori di quella sera si trovarono ad assistere del tutto inaspettatamente.
La registrazione fu effettuata in maniera un po’ casalinga, con l’impianto portatile che potete vedere in primo piano nella fotografia qui sotto,

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Non si può dire che l’amalgama musicale che ne risultò sia perfetto: qualcuno lo ha definito come qualcosa che in virtù del talento dei due protagonisti non scade mai nel kitsch, ma che tuttavia emana a tratti un’atmosfera vagamente bizzarra, a metà tra l’hollywoodiano e il messicano, anche se nel complesso il risultato è innegabilmente interessante e percorso da una notevole intensità.
Il maggior pregio di queste registrazioni, però, sta da una parte nel carattere di autentico e disinteressato dialogo culturale che le attraversa, dove ognuno ascolta lo stile dell’altro senza abbandonare il proprio, e dall’altra nell’allegria che si sprigiona da esse e nella quale musicisti e pubblico, entusiasmandosi vicendevolmente, si abbandonarono a quell’improvvisato Concerto per tromba ed orchestra di tango“.
I brani registrati in quell’occasione, oltre ad ADIOS MUCHACHOS, di Sanders, furono: VIDA MIA, di Fresedo,
PRELUDIO Nº 3, di Pansera e CAPRICHO DE AMOR, di Pérez Prechi.

Esiste infine un aneddoto su questo episodio: pare che per il giorno fissato per la registrazione Gillespie abbia domandato di poter trovar pronto davanti alla porta del proprio albergo un cavallo e che su di esso, perfettamente vestito da gaucho, abbia percorso tutta la strada che lo separava dal Rendez-Vous, presentandosi in questo modo, e del tutto a suo agio, al famoso locale di Fresedo.

Non sappiamo se sia andata esattamente così; quel che è certo è che Gillespie si vestì da gaucho per suonare quei brani. Esiste una fotografia di Gillespie che, appunto,  si veste da Gaucho davanti ad un esterrefatto violinista; eccola:

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Dizzy vistiéndose de gaucho antes de tocar con la Orquesta de Osvaldo Fresedo,
Boite “Rendez Vous,Buenos Aires, Julio de 1956.
Foto UNICA de la coleccion de Edgardo Falero (Canelones, Uruguay)

Non ci resta, dunque, che ascoltare proprio Vida mia di Fresedo registrato in quell’eccezionale serata.

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