Enrique Santos Discépolo – I parte (1901-1929)

Scritto da Oreste Candela

Settembre 25, 2016

Enrique Santos Discépolo (1901 – 1951)

I parte (1901-1929)

“ … Come i criminali, i fidanzati e come gli esattori, io ritorno sempre … “

Questa fu la predizione che Enrique Santos Discépolo fece durante un’intervista radiofonica degli anni ’30; agli albori del terzo millennio sembra proprio che la profezia dell’autore di testi indimenticabili si sia compiuta. In realtà, durante gli ottant’anni trascorsi, le sue parole ed il suo pensiero, custoditi nei testi comici, grotteschi ed amari dei suoi tanghi, hanno continuato ad essere attuali ed a raccontare le assurdità di una società contradditoria, che schiaccia e vive divorandolo proprio l’individuo che dovrebbe, come regola di esistenza, proteggere.

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Nella stessa intervista Discepolo aggiungeva:

“ … ci sono delle persone che ritengono che uno non si possa comporre canzoni tristi, magari crudeli, e poi saltare all’improvviso dal triste al comico. Il fatto è che il comico ed il tragico non si contrappongono sempre. Al contrario, molte volte vanno insieme. (poi rivolto all’intervistatore) Pensi seriamente al futuro dei suoi figli. Un giorno lei verrà a mancare e loro dovranno affrontare soli la lotta per la vita. Cerchi allora che prima di morire … loro siano diventati ladroni. Al di la dello scherzo, rendetevi conto dello sfondo serio della frase. Quello che succede è che nell’arte e nella vita il comico ed il drammatico si mescolano, si confondono. Ho scritto tanghi di forma comica, però con fondo serio, di quel genere che chiamano grottesco, come Chorra. Per questo sono un controsenso perpetuo e se i mie ammiratori mi conoscono per i testi tristi, i miei amici mi conoscono per le mie barzellette … “

Enrique Santos Discépolo è stato molto di più che un autore di testi di tango. E’ stato poeta, attore, autore teatrale, librettista e regista, forse addirittura filosofo e pensatore. Il popolo argentino però lo ricorda e lo venera per i testi, alcune volte profetici, delle sue canzoni e per la sua capacità di descrivere con ironia e acutezza il caos della società moderna. Nel mondo del tango è stato una vera eccezione in quanto ha composto per i suoi testi anche gran parte delle musiche.

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Le dimensioni in cui si muove Discépolo sono sostanzialmente due, ed in queste due categorie è sostanzialmente possibile distinguere le sue “letras”. In tanghi come Qué vachaché, Cambalache, Yira Yira il protagonista indiscusso è la società con tutte le sue storture, le pazzie ingiuste, la disumanità. Brani come Malevaje, Victoria, Chorra e Esta noche me emborracho invece girano attorno ad un unico individuo che, ridendo di sé, racconta le sue sofferenze, per l’abbandono, per l’amore, per errori commessi nel passato. In tutti i casi però il tratto comune, la firma inconfondibile ed inimitabile del poeta, è la capacità di regalare sempre una doppia lettura che all’inizio è ironica, decisamente divertente. Poi il sorriso, quando scende nel profondo, diventa amaro, si smorza sulle labbra, e diventa consapevolezza della rassegnazione.

Discépolo crea un genere nuovo, inimitabile. Racconta nei suoi tanghi le “imprese” di uomini, completamente diversi rispetto al compadrito, lo sbruffone sfacciato sempre trionfatore in piccoli e meschini duelli con la polizia, con i rivali e … con l’amore. I suoi personaggi sono molto diversi anche dai protagonisti che, in molti altri tanghi, soffrono per una donna, ma soffrono con virilità, quasi nobilitati dal grande patimento amoroso.

Discépolo parla di personaggi brutti, ridicoli, truffati, abbandonati e piangenti, oppure abbandonati e per questo al massimo della felicità per la indipendenza recuperata (Victoria). I protagonisti dei suoi tanghi, oltre alla società malevola, sono antieroi distrutti e demoliti, che la vita nel “ … suo vertiginoso trascinarsi …” lascia sempre dietro di sé. Sono eterni perseguitati, però non da un altro uomo, o dalla polizia o da un nemico. E’ il mondo che li perseguita.

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L’originalità poetica di Discépolo si comprende subito, con immediatezza e senza interpretazioni; basta  leggere i testi delle sue canzoni. Risulta subito chiara la sua capacità di creare ogni volta storie e situazioni nuove, legate tutte da un medesimo filo conduttore: l’ironia ed il grottesco come chiave per riuscire vivere, o addirittura per poter sopportare, la realtà che ci circonda.

Iniziamo a fare un viaggio nei tanghi di Discépolo, ed iniziamo dai racconti dove è il singolo individuo, con le sue stranezza, il protagonista. Di sicuro il sorriso per le strampalate situazioni dei suoi personaggi sarà la prima reazione, mentre poi, rendendosi conto che le stranezze non sono poi così inconsuete, il sentimento forse cambierà

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In Malevaje viene portato al limite del ridicolo il culto del coraggio, della spavalderia e arroganza che caratterizza un personaggio tipico di molti tanghi: il compadrito. In questo testo l’uomo, abilissimo nell’uso del coltello, è vinto e sopraffatto per l’amore di una donna. Nella sua confessione angustiata il compadrito si rende conto della metamorfosi che lo ha completamente snaturato, facendolo diventare quasi un essere anacronistico nella Buenos Aires degli anni ’20. L’effetto dell’amore è talmente profondo che il protagonista si dispera per la parte di sé che ormai sente smarrita, non riesce nemmeno a riconoscersi, sentendo ormai compromessa la sua virilità ed il suo coraggio. L’effetto ridicolo è accentuato ancora di più dal fatto che nel testo non si comprende nemmeno se tale amore è corrisposto, ma probabilmente nessuno, neanche il compadrito, ne è consapevole. Una vera crisi di identità lo stravolge e lo porta addirittura a chiedere alla amata:

Decí, por Dios, ¿qué me has dao,

que estoy tan cambiao,

no sé más quien soy?

El malevaje extrañao,

me mira sin comprender…

Me ve perdiendo el cartel

de guapo que ayer

brillaba en la acción …

¿No ves que estoy embretao,

vencido y maniao

en tu corazón?

Dimmi, per Dio, cosa mi hai fatto

perchè sono tanto cambiato,

non so più chi sono ?

Il malvagio stupito

mi guarda senza comprendere

Mi vede mentre perdo la reputazione

di duro che ieri

brillava nell’azione …

Non vedi che sono prigioniero,

vinto e ossessionato

nel tuo cuore ?

L’argomento amore in Discépolo viene trattato con la solita duplicità: da una parte il poeta si fa gioco di un personaggio caratteristico della mitologia tanguera, togliendogli le sue sicurezze, la sua maschera. Allo stesso tempo però tutto questo porta a riflette su quanto sia serio e pericoloso questo sentimento, su quanto possa avere un effetto devastante per ciò che è capace di produrre. Anche in questo caso Discépolo sembra avere delle doti di veggente. La sua relazione con la cantante di cabaret Tania Mexican, con la quale convisse dal 1928 fino alla morte nel 1951, segnò definitivamente la sua vita sentimentale e sicuramente per gli anni a venire l’instabilità del rapporto, a causa dei continui tradimenti di lei, fu una prodiga fonte di ispirazione.

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Musica Juan de Dios Filiberto – Letra: Enrique Santos Discépolo 1929

Canta Roberto Goyeneche

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Un altro esempio di come i testi di Discepolo siano di completa rottura rispetto alle atmosfere sofferenti e melense dei tanghi dell’epoca è Victoria. Anche in questo caso è il grottesco a farne da padrone.

Il protagonista viene abbandonato dalla sua donna, che lo lascia, sembra, senza spiegazioni, all’improvviso, per fuggire con un nuovo amore. La stato d’animo però dell’abbandonato è subito

chiaro, già dal principio del tango. Infatti con un urlo, immaginabilmente a squarciagola, lo sventurato sorprende tutti cantando:

Victoria!

¡Saraca, Victoria!

Pianté de la noria:

¡Se fue mi mujer!

Si me parece mentira

después de seis años

volver a vivir…

Volver a ver mis amigos,

vivir con mama otra vez.

¡Victoria!

¡Cantemos victoria!

Yo estoy en la gloria:

¡Se fue mi mujer!

Vittoria

Meraviglia, Vittoria!

Piantato dalla ???

la mia moglie se ne è andata !

Mi sembra strano

che dopo sei anni

ritorno a vivere …

Ritornare a vedere i miei amici,

vivere con la mamma un’altra volta.

Vittoria !

Cantiamo vittoria !

Sono nella gloria:

Mia moglie se ne è andata !

Difronte all’abbandono da parte della sua donna il protagonista, lontano dal dolersene, se ne rallegra sfacciatamente arrivando addirittura ad impietosirsi del povero innocente con il quale lei se ne è andata. Il paradigma tradizionale dell’uomo sofferente viene completamente sovvertito e la sofferenza e le pene d’amore lasciano il posto all’allegria per l’indipendenza recuperata. Negli ultimi 80 anni chissà quanti uomini, ascoltando questo tango, con un leggero sorriso e lo sguardo perso nel nulla, hanno un po’ sognato.

E poi possibile però anche una lettura diversa, e forse ecco la seconda faccia, più profonda, del testo: chi fallisce prende in giro se stesso, evitando in questo modo di essere preso in giro dagli altri.

L’interpretazione di questo tango è resa alla perfezione dalla voce di Gardel.

Victoria 

Musica y letra  Enrique Santos Discépolo 1929

Carlos Gardel

La fantasia e l’originalità di Disepolo si possono trovare ancora in altri due tanghi composti nel 1928. In tutte e due il tema è la disillusione amorosa, ossia l’amore intenso e profondo provato dal protagonista verso l’amata, un nobile e sincero sentimento che poi, per differenti motivi, si svuota completamente, dando spazio all’immancabile autoironia del malcapitato.

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In Esta noche me emborracho le componenti della storia sono tipiche: la donna amata è una figura abituale nella tanghistica dell’epoca, una ballerina di tango, ed i protagonisti si muovono in uno spazio conosciuto, il cabaret. Usuale e anche la causa che porta all’errore fatale del protagonista: : l’abuso di alcol. Questi elementi, miscelati perfettamente dall’autore, permettono di evocare delle immagini che fanno percepire chiaramente lo stordimento e l’atmosfera corrotta che caratterizzano tutta la storia.

Il protagonista rivede dopo dieci anni l’amata, la donna che lo ha rovinato, che lo ha fatto diventare un ladro ed uno scroccone, che addirittura gli fatto abbandonare la madre. Però quello che trova davanti agli occhi è ben diverso da ciò che ricordava.

Sola, fané, descangayada,

la vi esta madrugada

salir de un cabaret;

flaca, dos cuartas de cogote

y una percha en el escote

bajo la nuez;

chueca, vestida de pebeta,

teñida y coqueteando

su desnudez…

Parecía un gallo desplumao,

mostrando al compadrear

el cuero picoteao…

Yo que sé cuando no aguanto más

al verla, así, rajé,

pa’ no yorar.

Sola, sfinita, sgangherata,

l’ho vista a notte tarda

uscire dal cabaret;

secca, un collo da giraffa

ed un attaccapanni invece del delcoté,

sotto il pomo;

con le gambe storte, vestita da ragazzina,

imbellettata e civettando

la sua nudità

Sembrava un gallo spennacchiato,

mostrando sfacciato

la pelle tutta beccata …

Io che so quando non reggo più

a vederla, così, scappai,

per non piangere

Perché sia finita tra i due non ci è dato a sapere, però probabilmente la causa era la natura di lei, il suo essere “milonguera”, corrotta. Forse parlando a se stesso, il disilluso ricorda con un po’ di incredulità:

¡Y pensar que hace diez años,

fue mi locura!

¡Que llegué hasta la traición

por su hermosura!…

Que esto que hoy es un cascajo

fue la dulce metedura

donde yo perdí el honor;

que chiflao por su belleza

le quité el pan a la vieja,

me hice ruin y pechador…

Que quedé sin un amigo,

que viví de mala fe,

que me tuvo de rodillas,

sin moral, hecho un mendigo,

cuando se fue.

E pensare che dieci anni fa,

fu la mia pazzia !

Arrivai fino al tradimento

per la sua bellezza ! …

Quello che oggi è una carcassa vecchia

fu la dolce ossessione

dove io perdetti l’onore;

che pazzo per la sua bellezza

tolsi il pane a mia madre,

mi feci vile e truffatore…

Rimasi senza un amico,

vivendo con slealtà,

in ginocchio

senza morale, come un mendicante,

quando se ne andò.

L’unica cosa che può fare per non pensare a come la sua vita sia stata compromessa da quella donna, è ubriacarsi. E allora conclude il tango sommessamente:

Esta noche me emborracho bien,

me mamo, ¡bien mamao!,

pa’ no pensar.

Questa notte mi ubriaco per bene,

mi ubriaco, proprio per bene !

per non pensare.

Esta noche me emborracho

Musica y letra Enrique Santos Discépolo 1928 

Juan D´Arienzo – Alberto Echagüe

Come in Esta noche me emborracho anche nel tango Chorra la disillusione amorosa è il tema conduttore, ma in questo caso il motivo è ben diverso.

La donna, sempre causa di sofferenza e di cambi di vita traumatici per l’uomo, questa volta però lo ha proprio ingannato. E non lo ha fatto da sola, bensì con l’aiuto della mamma e del papà, presentati all’innamorato rispettivamente come una povera vedova e come un grande eroe di guerra morto in battaglia.

Il malcapitato si rivolge alla donna che prima amava, ormai disilluso, dicendole:

¡Chorra!…

Me robaste hasta el amor…

Ahura,

tanto me asusta una mina,

que si en la calle me afila

me pongo al lao del botón.

Si hace un mes me desayuno

con lo qu’ he sabido ayer,

no er’a mí que me cachaban

tus rebusques de mujer…

Ladra !

Mi hai rubato anche l’amore …

Adesso,

tanto mi fa paura una ragazza,

che se per la strada mi corteggia,

mi metto al lato di un poliziotto.

Se un mese fa mi fossi reso conto

ciò che ho saputo ieri,

non avrebbero cacciato me

le tue moine da donna …

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Poi, la povera madre vedova ed il padre eroe di guerra, in realtà non sono altro che una famosa truffatrice conosciuta da tutti ed un malvivente, al momento in galera perché spione della camorra, professore di manganello , malvivente e truffatore. Diciamo che in questo caso lamentarsi dei suoceri sembra proprio legittimo.

Se tragaron

vos, “la viuda” y “el guerrero”

lo que me costó diez años

de paciencia y de yugar…

¡Chorros!

Vos, tu vieja y tu papá,

Si inghiottirono,

voi, “la vedova” e “il guerriero”

ciò che mi costò dici anni

di pazienza e di lavoro

Ladri !

tu, tua madre e tuo papà

Il tango finisce con un avvertimento prezioso, rivolto a tutti i creduloni, di tutte le epoche:

¡Guarda!

Cuidensé porque anda suelta,

si los cacha los da vuelta,

no les da tiempo a rajar.

¡Lo que más bronca me da,

es haber estao tan gil

Attento !

State attenti perché gira sciolta,

e se vi becca vi rigira,

e non vi da tempo di scappare.

Quello che mi da più fastidio,

è sapere di essere stato un fesso

In questo tango l’humor è utilizzato da Discepolo fino a degenerare nel grottesco, ossia il dramma viene raccontato utilizzando delle immagini comiche.

La sofferenza, anche se celata dietro l’ilarità del racconto, è evidente. Nelle prime strofe viene resa in modo chiaro utilizzando magistralmente una metafora, per far capire che la ladra non ha rubato solo cose materiali, ma anche una parte dello spirito.

me afanaste hasta el color.

¡Chorra!…

Me robaste hasta el amor…

mi rubasti perfino il colore,

Ladra!

Mi rubasti perfino l’amore …

Chorra Tango

Musica y letra Enrique Santos Discépolo 1928

Orquesta Alfredo de Angelis

… continua nella II parte

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