Felicia è uno dei tanti bellissimi brani che risuonano freschi e sempre giovani nelle nostre milonghe e che già alle prime note innescano un giro frenetico di sguardi alla ricerca di intesa.

Pochi sanno però che questa elegante signora porta sulle spalle ben più di cento anni e che felicia è è tra le musiche più innovative composte nel periodo chiamato La Guardia Vieja, ossia gli anni che vanno dagli inizi del ‘900 fino al 1915. L’importanza musicale di questo tango è nell’ostinato inziale, ossia una sorta di ripetizione ad oltranza delle note e del ritmo delle prime battute che si ripetono in continuazione come se fossero moltiplicate da giochi di specchi, dando come risultante un effetto ciclico, quasi ipnotico. Questa particolarità sarà ripresa ed imitata qualche anno più tardi da altri famosi tanghi quali Gallo Ciego di Augustin Bardi, A fuego lento di Salgan e Zum di Piazzolla.
Ascoltiamo la versione di Juan D’Arienzo che con il suo andamento tipicamente marcato rende ancora più chiaro l’effetto. L’ostinato è nelle prime due battute e poi sarà ripreso più volte nel corso del brano, a volte chiaramente ed altre nascosto sotto una superficie di altre note. Da notare il marchio inconfondibile delle interpretazioni di Juan D’arienzo, ossia il suono del violino che distende una placida e densa melodia sul saltellare indiavolato delle note.
Felicia – Orquesta Juan D’Arienzo
Sulle origini remote di Felicia si sa ben poco, forse solo che fu composto da Enrique Saborito agli inizi del novecento. Qualcosa di più invece si racconta sulle circostanze che portarono alla scelta del suo nome. Nel 1907, in una sala da ballo di Buenos Aires, Saborito stava suonando al pianoforte il suo nuovo brano per il quale però non aveva ancora scelto un titolo. Nel locale c’era anche un famoso autore teatrale dell’epoca, Carlos Mauricio Pacheco, che stava ballando con la giovane e bellissima moglie. Alla fine del tango la coppia si avvicinò a Saborido complimentandosi per la musica che aveva appena eseguito, un tango molto particolare, diverso da tutti gli altri che avevano sentito fino ad allora. La donna si rivolse al musicista:
– Quale è il nome di questo bellissimo tango ?
– Fino a questo momento non aveva nome, perchè cercavo un nome bellissimo. Sia lei la madrina e che il tango si chiami come lei
– Felicia, questo è il mio nome.
– E allora che il nome di questa musica sarà Felicia
Carlos Mauricio Pacheco e sua moglie Felicia Ilarregui ringraziarono lusingati, chiesero una nuova esecuzione e tornarono ad abbracciarsi per ballare il loro tango.
La versione forse più conosciuta di Felicia nelle milonghe è quella di Alfredo De Angelis che, con le sue sonorità piene ed i ritmi rotondi e marcati tipici delle sue interpretazioni degli anni ‘60, ha reso questo brano un vero e proprio capolavoro.
Felicia – Alfredo De Angelis- 1969
Uno spazio particolare merita la solita interpretazione geniale del Quinteto Real diretto da uno dei più grandi pianisti del tango, Horacio Salgan. Brano impossibile da ballare, non tanto per le difficoltà ritmiche, ma piuttosto perchè dopo solo un passo sulla pista verrebbe da fermarsi per gustarsi a pieno questa bella musica.
Felicia – Nuevo Quinteto Real – 1960
Ed ora passiamo al ballo recuperando dall’archivio storico delle ex coppie una esibizione di Noelia Hurtado e Pablo Rodriguez. ed ascoltando la bellissima interpretazione di Adolfo Carabelli del 1932.
Chiudiamo questo post ascoltando ancora le note di Juan D’Arienzo con e guardando un filmato con finale a sorpresa dei mitici Julio e Corina.
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