Recuerdo

Scritto da Oreste Candela

Giugno 05, 2011

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Tra i tanghi composti da Osvaldo Pugliese, il primo in assoluto per numero di versioni registrate dai maggior interpreti di tutti i tempi è senz’altro il brano protagonista di questo post: Recuerdo. Questo capolavoro, che fu anche una delle prime composizioni del suo autore, è unanimemente ritenuto tra i brani più importanti della storia del tango, tanto che Anibal Troilo ne parlava come del tango che avrebbe voluto comporre, mentre Julio De Caro nel lontano 1926 lo considerava come “ … una delle opere d’arte del nostro tango che perdurerà per sempre …”.

Lo stesso Pugliese ci regala dei bellissimi aneddoti, racconti che ci permettono di attraversare la porta del tempo ed entrare nella normalità della vita quotidiana proprio accanto a lui, ed esattamente nel momento giusto per assistere alla magia della creazione artistica, realizzata con ingredienti comuni, forse per pura fortuna o per duro lavoro, e con una varietà di sapori unici e reali, che poi il mito nella sua grandezza cancellerà completamente.

Ero un giovane, piccolo, più piccolo che una pulce. Ero anche un po’ grassottello, quanto potevo avere … quattordici, quindici anni ? … Prendevo il tram tutti i giorni, il numero 96 tra Rivera e Canning per andare al Café la Chancha dove suonavo per qualche soldo. Proprio lì, su un tram, con lo sferragliare assordante, mi venne la prima idea. Tornato a casa portai direttamente sul pianoforte la musica che avevo in testa, perché non sapevo ancora scrivere le note …”

… e rimase lì in sospeso per un po’, tra la sua fantasia e le sue mani …

 … a mio padre e ai miei fratelli piaceva molto quel tema, e quando stavo studiando seduto davanti al pianoforte venivano e mi dicevano: ‘Suona quello!’ … quel tango era Recuerdo”.

Ascoltiamo una delle versioni più belle di Recuerdo, eseguita durante il mitico concerto del 26 dicembre 1985 presso il Teatro Colón.

Recuerdo – Orquesta Osvaldo Pugliese 1985

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Ma torniamo ad aprire la porta del tempo e guardiamo cosa successe ancora.

Era circa il 1920 e il quindicenne Osvaldo Pugliese ebbe un’idea per un tango, o meglio una vera e propria ispirazione. Cominciò a pensare ad una melodia che era legata ad un “compas“, ad un ritmo, alquanto insolito, con un andamento diverso da tutto quello ciò che si sentiva allora nel mondo del tango. Ricordiamo che si era nel pieno fulgore della Guardia Vieja, con ritmi scanditi in modo rigoroso, tagliente, in modo continuo e rassicurante dall’inizio alla fine di un brano. L’idea di Pugliese invece presentava delle note rotonde, smussate, dove la sonorità, la melodia ed il ritmo si fondevano in un’unica cosa senza più essere delle dimensioni diverse semplicemente sovrapposte.

Racconta ancora Pugliese: ” … la seconda parte di Recuerdo la composi due o tre anni dopo, all’improvviso, mentre camminavo in Calle Acevedo. Uno compone un motivo, lo abbandona, e dopo un po’ lo riprende un’altra volta, e così lo rifila, lo migliora, lo trasforma in qualcosa che gli piace definitivamente. Lo ultimai nel ’24, nel periodo in cui studiavo molto il piano, sette otto ore al giorno. Dopo aver finito di studiare, la sera mi mettevo a suonare i brani che avevo composto, senza un ordine o un progetto. Veniva mio padre e i miei fratelli ed ogni volta mi dicevano ‘Suona quello!’ … e così Recuerdo cominciò a chiamarsi ‘quello’ 

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La prima versione incisa di Recuerdo è del 9 novembre 1926 ad opera di Julio De Caro, il geniale musicista che più di ogni altro permise al tango di iniziare il suo rinnovamento, la sua prima rinascita. Proviamo a confrontare questa versione di De Caro con un altro brano dell’epoca, A media luz di Francisco Canaro. Risulta subito chiara dall’ascolto la portata innovatrice dell’abbinata De Caro-Recuerdo; la ventata d’aria fresca porta un’aria di rinnovamento radicale e di superamento della stantia ripetitività delle composizioni allora contemporanee. Il brano di Canaro ha la cadenza classica dei brani dell’epoca, con una ritmica prevedibile e costante sempre della stessa intensità sonora, come se tutta la struttura fosse costruita su enormi ed identici pilastri di marmo, con ogni frase musicale separata dall’altra in modo netto, quasi chirurgico. Con Recuerdo suonata da De Caro il sole accecante comincia ad attenuarsi, le ombre si allungano facendo i contorni più morbidi, corposi ed invitanti. Risulta come una vera e propria premonizione di quello che sarebbe diventato nel giro di un paio di decenni il tango.

A media luz – Orquesta Francisco Canaro 1926

Recuerdo – Orquesta Julio De Caro 1926

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Pugliese formò la sua prima orchestra nel 1941 e solo tre anni più tardi, nel 1944, registrò il suo tango, che era già diventato uno dei brani fissi del repertorio di molte orchestre porteñe. La prima edizione del brano, quella del 1924, aveva però una particolarità: la copertina non riportava come autore il nome di Osvaldo bensì quello del padre Adolfo Pugliese. Molti biografi spiegarono che il padre firmò per il figlio in quanto questi era ancora minorenne. Non andò proprio così, ma sentiamo dalla voce di Don Osvaldo come furono esattamente le cose:

“In quel periodo mio padre stava attraversando un brutto periodo professionale: lui era flautista e i quartetti della Guardia Vieja cominciavano ad abbandonare il flauto come strumento, ridisegnando il gruppo con chitarra, bandoneón, violino ed pianoforte. Mio padre si trovò ad un certo punto senza lavoro ed allora se ne inventò un altro: il commerciante di musica. Comprava partiture musicali e le rivendeva. Racconto questa cosa perché si sappia cosa successe veramente. Una sera, quando i miei genitori mi chiesero di suonare ancora una volta il tango “quello” , come ormai lo chiamavano loro, papà mi propose di pubblicarlo. “Va bene”, risposi, “pubblicalo a tuo nome, perché dovrei farlo con il mio?” gli risposi in quel momento. Mio padre lo pubblicò e mi prese proprio in parola: lo fece con il suo nome. Poi lo portò ad un cugino di mia madre, Juan Brava, che suonava il bandoneón nel café Mitre, di fronte al teatro Mitre. Juan Brava, che suonava con un trio ed un quartetto, fu il primo che suonò in pubblico Recuerdo, proprio in quel café. E da quel momento cominciarono a parlare del mio tango. In quel periodo suonavo nel café ABC di Villa Crespo a Buenos Aires, con Enrique Pollet, El Francesito, al bandoneón Herminio Macchiano, un ragazzo al quale mancavano entrambe le gambe, e un altro ragazzo, Terragna, al violino. Proprio in quel posto Pedro Laurez, amico di Pollet, lo ascoltò e decise di portarlo all’orchestra di Julio De Caro, dove suonava. “

Ascoltiamo la prima versione di Recuerdo incisa dal suo autore nel 1944.

De Caro lo registrò nel 1926 e la sua emblematica versione fu un immediato successo. Si racconta che nei café dotati di grammofono il tango più richiesto era Recuerdo. Il disco veniva continuamente rimesso perché le richieste di ascoltarlo nuovamente erano infinite, e quindi girava per ore e ore sotto la puntina del grammofono (Victrola). Si arrivò al punto che in molti café il disco con inciso Recuerdo era completamente rovinato perché il solco che si scavava ad ogni riproduzione lo consumava sempre di più, fino al punto che la membrana del grammofono riproduceva un confuso rumore di pianoforte, bandoneónes e violini nel quale si poteva solo intravedere la melodia del tango più famoso dell’epoca.

Le incisioni che grandi artisti del tango ci hanno lasciato di Recuerdo sono una più bella dell’altra, ed ognuna con il tratto caratteristico che questi grandi uomini sapevano imprimere alla loro musica. Ascoltiamone tre, quella di Ricardo Tanturi con il suo tipico andamento ritmico sincopato, quella di Troilo delicata, avvolgente e rotonda ed imfine quella di Horacio Salgán, orchestrale con fiumi di note che si intersecano in una fitta foresta di onde sonore.

Recuerdo – Orquesta Ricardo Tanturi 1942

Recuerdo – Orquesta Anibal Troilo 1967

Recuerdo – Orquesta Horacio Salgán 1954

Qualche anno dopo la prima registrazione del tango, Eduardo Moreno, anch’egli poco più che quindicenne, compose un testo che però risultò pressoché inutile, in quanto in primo luogo il brano risultò a tutti perfetto strumentale, e poi perché la profondità dei temi trattati non era senz’altro adatta all’immortalità. Le parole sono un bel frullato di sentimenti e situazioni perfettamente adatte ai tanghi più struggenti: Mimì che di ritorno da Parigi non è più pura, il vecchio café con i suoi ricordi, la perdizione, l’alcool, un amore perso e mai più ritrovato, il perdono per un probabile abbandono.

Così fa il ritornello, el estribillo:

Mujer

de mi poema mejor.

¡Mujer!

Yo nunca tuve un amor.

¡Perdón!

Si eres mi gloria ideal

Perdón,

serás mi verso inicial.

Donna

del mio poema migliore.

Donna!

mai ho avuto un amore.

Perdono!

Se eri la mia gloria ideale

Perdono,

sarai il mio verso iniziale.

Ci sono rimaste tre registrazioni con la parte cantata completa: una di Pugliese del 1967 con voce di Jorge Maciel, mentre altre due registrate poco dopo la prima registrazione di De Caro del 1926 dall’Orquesta Bianco-Bachicha a Parigi e dall’ Orquesta Tipica Victor con voce di Roberto Díaz. Ascoltiamo quest’ultima registrazione per la simpatia che ispira naturalmente all’ascolto.

Recuerdo – Orquesta Tipica Victor 1930

Approfondimento

Analizziamo nel dettaglio la forma di Recuerdo della registrazione di de Caro, la più antica che si può trovare e la più adatta a capire la ventata innovativa che questo pezzo portava con sé. Si può notare con semplicità la presenza di una struttura inusuale rispetto ai tanghi dell’epoca. Il tema iniziale (A) viene esposto dai violini in sedici battute e, in modo innovativo rispetto all’abitudine dell’epoca, non viene ripetuto, introducendo direttamente la seconda parte (B). In questa seconda sezione, anch’essa di sedici battute, si sviluppa una melodia molto dolce e suadente, cantata da un incrocio di voci di bandoneónes con una ritmica che non è mai invasiva ma si fonde in modo perfetto alla melodia. Dopo la seconda parte c’è il trio finale formato da due blocchi di dieci battute con il secondo blocco dove il virtuosismo dei bandoneónes trova uno sfogo completo. Anche quest’ultima parte rappresenta una novità per i tanghi dell’epoca.

La struttura complessiva del brano è formata quindi da ABCABC.

Ed ora alcune immagini suggestive: Recuerdo suonata da Pugliese con la sua orchestra in una trasmissione televisiva del anni ’70.

Recuerdo rappresenta la prima delle quattro perle che Pugliese creerà nella sua carriera artistica, quattro gioielli ineguagliabili che hanno in vario modo contribuito a formare il suo modo di suonare rivoluzionario, stile che ha influenzato molte orchestre nate dopo di lui, portando il tango a livelli di potenza e profondità impensabili. Questi tre bellissimi brani che si affiancano a Recuerdo sono Negracha, Malandraca e La Yumba.

Ma veniamo al ballo andando subito a massima velocità e presentando una perla, un piccolo gioiello artistico, una esibizione della premiata ditta Arce-Montes che ballano una versione di Recuerdo incisa dall’Orquesta Fulvio Salamanca, con la parte cantata del solo ritornello dal duo Luis Correa e Armando Guerico.

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